Al termine dell'udienza, dopo che le parti hanno presentato le proprie memorie e controdeduzioni, il collegio si è riunito in camera di consiglio per decidere se accogliere o meno la sospensiva della sentenza della Corte d'Appello che ha difatti confermato l'esclusione di Formigoni dalla prossima competizione elettorale. Ai giudici tocca emettere un'ordinanza con sentenza motivata che può riammettere o meno alla corsa l'attuale presidente regionale.
Tutto questo mentre si attende la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto "interpretativo" licenziato nella tarda serata di venerdì sera dal Consiglio dei ministri che ha già ricevuto la firma del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il presidente della Regione Roberto Formigoni, dopo le accuse mosse giovedì ai radicali che avrebbero potuto manomettere i documenti per le sue liste, venerdì ha ribadito «il suo diritto a partecipare alle elezioni». Il candidato Pdl ha anche aggiunto di «attendere serenamente le conclusioni del Tar». Quindi è tornato a ribadire che «è evidente il concorso di più soggeti per l'evidente finalità di arrecare nocumento alle liste di Formigoni, del Pdl e della Lega». Una «macchinazione» in cui, ha sostenuto, ci sono stati «passaggi irrituali, illegittimi e illegali».
Guido Podestà, coordinatore regionale del Pdl, ha invece sottolineato che irregolarità sono state commesse anche dagli altri partiti: «Filippo Penati, dichiarando con l'abituale stile che Roberto Formigoni s'è affidato per raccogliere le firme a una banda di cialtroni ha segnato un clamoroso autogol nella porta sia della sua candidatura a presidente della Regione sia della sua credibilità personale».
Alle accuse del Pdl, il candidato del centrosinistra ha spiegato che qualsiasi sia l'esito del giudizio del Tar non presenterà alcun ricorso: «Non farò alcun ricorso. Sono io che devo difendermi dai due ricorsi presentati giovedì da Formigoni e da Podestà, nei quali sono chiamato in causa anch'io e la mia lista». Penati ha chiesto al presidente della Corte d'appello di verificare che i militanti del Pdl che controllano le sue liste non violino la privacy.
«Mi auguro – ha spiegato – che i giudici del Tar non decidano solo la sospensiva ma decidano nel merito perché è necessario che ci sia stabilità». Per Penati, infatti, se non ci fosse una decisione nel merito «si creerebbe una grave situazione di incertezza. Gli elettori non possono essere chiamati a votare con il rischio poi che a ridosso della data del voto o addirittura dopo ci sia la decisione del Tar tenendo presente che dopo quella sentenza ci può essere ancora un grado di giudizio e cioè quello di fronte al Consiglio di Stato».
Marco Cappato, della Lista Bonino-Pannella, firmatario dei ricorsi che hanno escluso la lista di Formigoni ha ricordato al presidente della Lombardia che «nessuna delle loro firme, tra quelle contestate da noi, è stata invalidata per assenza di documentazione, ma per irregolarità che non avremmo potuto in alcun modo realizzare a posteriori».
Non avrà alcun seguito invece la denuncia penale. Il procuratore aggiunto Edmondo Bruti Liberati dopo aver aperto il fascicolo a carico di ignoti per falso ideologico ha chiesto l'archiviazione, perché le omissioni rilevate sia nell'autenticazione delle firme della lista di Roberto Formigoni, sia in quella di Filippo Penati, non integrano il reato.
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