
L'inchiesta è stata condotta incrociano dati regionali e indagini nazionali su consumi e occupazioni. I temi presi in esame riguardano la crisi («che ha picchiato duro colpendo italiani e stranieri con aspetti comuni e differenze»), la casa («il mercato della compravendita è ristagnato, i mutui sono stati l'epicentro della crisi»), la Bergamo plurireligiosa, la scuola («in alcuni istituti si registrano episodi di intolleranza e razzismo fra studenti»), il sociale, la sanità.
Particolarmente critico il capitolo sui media, che prende in esame esclusivamente l'esperienza di Bergamondo e L'Eco di Bergamo. L'indagine mette a confronto quantità e contenuti degli articoli apparsi sul quotidiano e sul supplemento, evidenziando una prevalenza di articoli di cronaca nera sul primo, rispetto ad altri «che vanno nella direzione dell'integrazione» che hanno prevalso sul supplemento. Un confronto - va da sè - improponibile proprio per la natura dei due «strumenti» e lo scopo.
Bergamondo non è nato per essere un contenitore di cronaca tout-court e in particolare di articoli di nera o «conflittuali», bensì ha rivolto l'attenzione al racconto delle varie comunità straniere, delle storie personali: un settimanale appunto per far conoscere realtà spesso sconosciute.
E' singolare poi che l''inchiesta si soffermi sulla lunghezza degli articoli: brevi, flash, estensione media ecc. E' evidente che gli autori dell'inchiesta - almeno per questo aspetto - dimostrano di non conoscere le regole elementari della stesura di un articolo. Se poi in un «contenitore» come Bergamondo sono prevalsi articoli di maggiore ampiezza rispetto ad altri apparsi su L'Eco di Bergamo è abbastanza normale per non dire scontato.
L'Agenzia per l'integrazione mostra tutta la sua insofferenza lanciandosi in giudizi, peraltro non richiesti, sulla chiusura «prematura» di Bergamondo senza conoscere, anche in questo caso le reali motivazioni che hanno indotto la direzione e la società editrice a compiere tale scelta. Quotidianamente assistiamo a una costante e celere evoluzione (ma in alcuni casi dobbiamo ahimè dire involuzione) nel mondo dei mass media e della carta stampata. I cambiamenti più recenti per quanto riguarda la testata cartacea de L'Eco di Bergamo hanno riguardato non solo Bergamondo ma anche altri settori del quotidiano, ad esempio Vita Bergamasca.
Contestiamo pertanto questa visione miope che vuole far apparire il quotidiano come disattento rispetto ad alcuni aspetti anche positivi dell'immigrazione. E la scelta di sospendere Bergamondo non può essere vista come un'operazione per cancellare notizie «che vanno nella direzione dell'integrazione», perchè diversamente potremmo anche affermare che in alcuni momento si è rischiato di «ghettizzare» una parte dell'informazione, realizzando involontariamente con l'uscita del supplemento una linea di demarcazione fra informazione su fatti degli stranieri e il quotidiano. L'esperienza di Bergamondo ha invece avuto il pregio di costituire uno strumento importante, dando informazioni utilissime a tutti.
Quanto ai contenuti degli articoli de L'Eco di Bergamo, l'Agenzia si mostra attenta nell'elencare i pezzi riguardanti spaccio, furti, rapine, liti, risse, omicidi e altro ancora. Rassicuriamo i lettori e l'Agenzia che avremmo fatto volentieri a meno di registrare episodi simili, ma al tempo stesso non potevamo chiudere gli occhi davanti a fatti anche gravi venendo meno al diritto di cronaca. Sia per queste vicende, sia per quelle liete che - in più occasioni - hanno visto per protagonisti gli immigrati e ai quali diamo e daremo sempre spazio.
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