Costa Volpino, sfollati dalla frana
«Da 14 mesi sulle spalle dei figli»

Da 14 mesi fuori casa e un rimpallo di responsabilità di cui non si vede la fine. Un incubo per le otto persone che vivevano nella palazzina di via Macallé a Costa Volpino, fino al giorno di Santa Lucia del 2008, quando la casa fu investita da una frana che sventrò due appartamenti. Da allora gli abitanti, per lo più anziani, vivono insieme a parenti che li ospitano, in case di riposo, in alloggi popolari. Ma non hanno più potuto fare ritorno nelle loro abitazioni, neppure per chiuderle e impedire che si rovinino ulteriormente per le intemperie.

In questi mesi un consulente tecnico d'ufficio (Ctu), nominato dal giudice del Tribunale di Bergamo che segue il caso, sta accertando a chi siano attribuibili le responsabilità di quanto accaduto: il colpevole, o i colpevoli, dovranno risarcire gli otto sfollati per i disagi che stanno vivendo. Ma ci vorrà tempo. Per fortuna se c'è una cosa che gli abitanti della casa sventrata dalla frana a Costa Volpino non hanno perso è l'autoironia: «Siamo – dice uno di loro – bamboccioni al contrario: adulti tornati a vivere con i figli».

Ma tirare avanti è difficile: al di là delle spese economiche, non poter contare sulle proprie case, sulle proprie abitudini, non avere quella tazzina di caffè o non poter rileggere il libro preferito, regala alle giornate un senso di precarietà e di inquietudine. Silvana Moioli e Silvano Marini sono i due coniugi «miracolati»: quella notte la frana aprì le mura del loro appartamento come una lama nel burro. Originari di Bergamo, avevano preso casa a Costa Volpino perché il marito doveva sottoporsi a continui cicli di dialisi in ospedale a Lovere. Partiva a piedi, risaliva le gallerie di via Macallé, andava a sottoporsi alle sue cure, poi tornava a casa. Adesso, invece, vivono a Branico di Costa Volpino e non sempre lui è in condizione per guidare l'auto fino all'ospedale.
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