Lazzaretto, la «cella 65»
diventa museo della peste

Concerti, sport, al massimo qualche riunione di Circoscrizione un po' tesa. E fra poco anche un museo. «La cella 65», dove un tempo si trovavano gli uffici di Bergamo sport, è stata restaurata – spiega l'assessore ai Lavori pubblici Alessio Saltarelli - per diventare un minimuseo della peste. Sono stati investiti 20 mila. Il Lazzaretto, realizzato tra il 1504 e il 1581, rappresentava all'epoca quanto di meglio ci fosse in tema di salute pubblica.

Al fine di consentire l'isolamento ogni cella disponeva così di un camino dove cuocere i pasti, di un acquaio e di un servizio igienico. Di tutto questo nella «65» non è rimasto granché, ma almeno la destinazione è finalmente quella più consona e vicina alle origini del luogo. Ora il momento dell'allestimento vero e proprio della cella affidato alla Fondazione Bergamo nella storia. «Considerati gli spazi – spiega il direttore Mauro Gelfi – non potremo che ricreare delle emozioni, in una stanza con certe dimensione (circa 4 metri per 4) non è possibile fare molto di più. Partendo quindi dalla documentazione della Mai e grazie alla donazione Alberghetti, riproporremo l'atmosfera dell'epoca attraverso una voce narrante, ma anche con proiezioni che riguarderanno tutti e cinque le pareti».

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