Cronaca
Martedì 16 Febbraio 2010
Incidenti stradali in Bergamasca
Vittime dimezzate in dieci anni
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Ma non era stato solo dicembre ad aver registrato la flessione perché tutto il 2009 ha visto, in Bergamasca, una drastica diminuzione delle vittime della strada. Rispetto al 2008 quando c'erano stati 99 morti, nel 2009 se ne sono avuti 81 con una riduzione del 18,18%.
Il dato diventa ancor più significativo perché è il terzo anno consecutivo che sulle strade bergamasche - statali, provinciali e comunali - e sull'intero tratto della A4 Milano-Bergamo-Brescia si verifica una diminuzione del numero delle vittime.
Ottantuno vite spezzate e altrettante tragedie che hanno cambiato per sempre il volto delle famiglie colpite, ma Bergamo ha centrato l'obiettivo posto dall'Unione Europea di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime della strada. Un obiettivo deciso nel 2001 quando i Paesi dell'Ue, davanti a quella che non è esagerato definire la mattanza sulle strade - solo in Italia c'erano stati oltre 7 mila morti -, decisero di intervenire, ponendosi un preciso traguardo: dimezzare il numero delle vittime della strada in dieci anni.
La situazione di partenza in Bergamasca nel 2000 era di 168 morti. Nel 2003, in seguito all'introduzione della patente a punti, si registrò una diminuzione del numero dei morti sulle strade di casa nostra. Le vittime, infatti, passarono da 158 a 116. Purtroppo fu un fuoco di paglia e le aspettative andarono ben presto deluse. Nel 2006 ritornarono a essere 125. L'inversione di tendenza era preoccupante: lo spauracchio di perdere punti - e per assurdo non la vita - non era più un deterrente.
Erano necessari nuovi provvedimenti. E furono presi con, tra l'altro, la confisca del mezzo della persona ubriaca al volante. Anche la magistratura imboccò una nuova strada: dall'omicidio colposo - capo di imputazione classico per l'incidente stradale - si cominciò a contestare l'omicidio doloso (col «dolo eventuale») soprattutto nel caso di guida in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Gli effetti non tardarono a farsi sentire: nel 2007 sulle strade della Bergamasca morirono 120 persone contro le 125 dell'anno prima (-4%). Il vero e proprio exploit arrivò l'anno successivo con 99 vittime (il 17,5% in meno) quando per la prima volta si scese sotto il tetto dei 100 morti sulle strade. Lo scorso anno la terza riduzione consecutiva: 81 vittime.
In questi dieci anni «L'Eco di Bergamo» ha dato conto della morte di 1.259 persone sulle nostre strade: la stragrande maggioranza ha perso la vita o sul colpo o nel giro di 48 ore, in diversi casi nell'arco di parecchie di settimane, alcune, infine, anche dopo anni di coma.
Analizzando i dati si può tracciare un identikit. Emerge così che è maschio (78%), ha tra 18 e 30 anni (31%), è un lavoratore dipendente (43%), viaggia in auto (45%) o in moto (30%), perde la vita uscendo di strada (25%), nelle ore notturne fra le 23 e le 4 del mattino (23%), nei fine settimana (53% tra venerdì e domenica) e nei mesi estivi (36%).
Infine, la zona della Bergamasca dove si sono avute più vittime negli incidenti stradali è la Bassa con il 26%. L'automobile è il mezzo sul quale ha perso la vita il maggior numero di persone, ma negli ultimi tre anni questo poco invidiabile primato è stato messo in crisi dai centauri. I motociclisti sono infatti la categoria più a rischio: in sella ad autentici bolidi e con una sola difesa, il casco (ancora poco diffusi i giubbotti airbag). Ma non sono ci sono solo i motociclisti a rischio: lo scorso anno, infatti, si è registrato un aumento - soprattutto in termini percentuali - del numero dei ciclisti e dei pedoni tra le vittime della strada.
La fascia d'età fra i 18 e i 32 anni continua a essere la più colpita dagli incidenti stradali, le vittime sono però in costante diminuzione da quattro anni. Nel 2009 ci sono stati 18 morti (pari al 23%) contro i 30 del 2008, contro i 62 del 2000 e i 55 del 2001. La media del decennio è 39,6. Purtroppo per quanto riguarda i giovani tra i 18 e i 30 anni (il 31% delle vittime) c'è un'altra annotazione negativa: il 36% ha perso la vita soprattutto in incidenti accaduti tra le 23 e le 4 del mattino. In questa fascia oraria, inoltre, si registra la più alta mortalità dei ragazzi tra i 13 e i 17 anni: il 39%. Un dato che, più di tutti gli altri, deve far riflettere.
M. Carr.
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