Cronaca
Mercoledì 10 Febbraio 2010
Università, Amaduzzi lascia
Se ne va un pezzo di storia
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Nel '77, quando Economia a Bergamo era ancora soltanto un piccolo corso di laurea, decise di trasferirsi nella nostra città: per amore di Bergamo, spiega, e perché aveva intuito che Economia qui poteva diventare un progetto interessante e in crescita. Quando Economia è diventata Facoltà ne è stato il primo preside, carica che ha poi ricoperto per alcuni anni anche recentemente.
«Quando sono arrivato l'ateneo non era nemmeno riconosciuto come Università statale – continua –. Da subito, insieme all'allora rettore Giorgio Zego, ci siamo messi al lavoro per far capire alla città che l'università esisteva e aveva le sue potenzialità e per cercare di inserirla il più possibile nel contesto internazionale. Obiettivi che col tempo abbiamo raggiunto: l'università è cresciuta, Economia in particolare ha visto passare le iscrizioni da 200 a più di mille nel giro di pochi anni. Abbiamo quindi conquistato il nostro spazio nel contesto cittadino e ci siamo impegnati molto per promuovere il progetto Erasmus, che alla fine degli anni '80 era ancora completamente sconosciuto. È a Bergamo che abbiamo sperimentato i primi scambi tra studenti europei. Nel '90 siamo stati premiati come miglior progetto Erasmus in Italia».
Un'altra importante sfida che nel corso degli anni si è combattuta è stata quella degli spazi: l'università cresceva ma continuava a rimanere «rintanata» negli spazi ridotti di città alta. «Con il rettore Alberto Castoldi (che ha preceduto Paleari n.d.r.) siamo riusciti a guadagnare finalmente nuovi spazi. A lui va il merito di aver tenuto duro nella contrattazione con gli enti cittadini. Dopo l'istituzione di Ingegneria a Dalmine abbiamo creato anche Treviglio e poi recuperato i nuovi spazi di cui ora si può usufruire in città».
Un'università piccola, efficiente e internazionale: così Amaduzzi (che da oggi lavorerà come revisore dei conti per la Banca popolare) intendeva l'ateneo bergamasco nel '77 e a suo parere queste devono continuare ad essere le linee guida per lo sviluppo dei prossimi anni.
Sara Agostinelli
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