Cronaca
Venerdì 05 Febbraio 2010
Ex Sace, chiesti i danni
Il Mosaico citato per 8 milioni
Otto milioni di euro: è il risarcimento-monstre chiesto dalla società «Conca Fiorita» ad 8 esponenti dell' associazione Mosaico, rei di aver fatto fallire la cessione ad un terzo di una «parte del vasto compendio» dell'area ex Sace, oggetto di un Piano integrato d'intervento.
Un'autentica stangata e una mossa decisamente inedita nel complesso rapporto tra privati, pubblico e i vari (numerosi invero) comitati che sorgono per sollevare questo o quel problema. Il Mosaico in questi anni si è distinto per una certa qual combattività, una volta trovatosi di fronte al Pii dell'area alla Conca Fiorita, scegliendo oltre che la protesta anche la strada della giustizia amministrativa, leggi canonico ricorso al Tar.
E l'atto di citazione prende le mosse da questi fatti: il primo è datato 30 dicembre 2008, quando gli 8 chiamati in causa hanno presentato un ricorso al Tar di Brescia impugnando «il provvedimento di esclusione del Piano attuativo dalla procedura di Valutazione ambientale strategica» deciso da Palafrizzoni. Il secondo di metà 2009, una volta approvato definitivamente il Piano, allorquando «i convenuti si sono fatti promotori di una nuova iniziativa giudiziaria, con la quale hanno chiesto l'annullamento della deliberazione comunale di approvazione del Pii»
Due ricorsi che però non hanno esonerato Palafrizzoni (nel frattempo passato dal centrosinistra al centrodestra) dall'obbligo di sottoscrivere la convenzione urbanistica con la società Conca Fiorita. Questo nonostante il centrodestra fosse da sempre perplesso per non dire contrario sulla portata dell'intervento, in particolar modo sulle altezze degli edifici, al punto da averne fatto un mantra della propria (vincente) campagna elettorale. La Lega in particolare: l'attuale segretaria cittadina (e consigliere comunale) Luisa Pecce Bamberga era un esponente di punta del Mosaico. Il suo nome non è comunque tra gli 8 citati in giudizio.
Ma nel perfezionamento dell'iter urbanistico, i privati hanno acquisito dei diritti soggettivi difficilmente intaccabili, a meno di non dover pagare fior di penali: da qui la scelta (obbligata) di sottoscrivere la convenzione. La sola strada rimasta al Comune è la trattativa per convincere l'immobiliare a rivedere (leggi ridurre, quantomeno in altezza) il proprio piano, e qui la vicenda si fa curiosa, perché proprio la Giunta Tentorio aveva deciso di ritirare la delibera che autorizzava il Comune a costituirsi nel giudizio (il secondo) promosso dagli 8 convenuti: «Riteniamo che il ricorso al Tar possa essere uno strumento utile per la mediazione con i privati in sede di presentazione del progetto vero e proprio» aveva dichiarato il sindaco, commentando un'interpellanza del centrosinistra in materia.
Ma l'immobiliare la pensa proprio diversamente: «Sotto l'egida dell'associazione Il Mosaico i convenuti si sono adoperati in ogni modo per convincere l'amministrazione comunale ad abiurare i propri (irretrattabili) impegni negoziali. E difatti, nonostante la già intervenuta sottoscrizione della convenzione, il Comune ha preteso di recente la riapertura di un tavolo di confronto al fine di ottenere la modifica del Pii secondo quanto richiesto dai convenuti per il tramite dell'associazione Il Mosaico». Che in effetti non ha mai digerito la firma da parte di Palafrizzoni della convenzione.
Solo che, secondo l'immobiliare, in questo baillamme una società (la Impre di Bergamo - ndr) interessata all'acquisto di una parte del «vasto compendio che già si era impegnata formalmente in tal senso, ha poi revocato la sua originaria offerta, in ragione dell'esistenza del contenzioso con i convenuti». La cifra di 8 milioni salta fuori qui, è il corrispettivo dell'offerta di acquisto successivamente revocata: «La loro iniziativa ha provocato il fallimento di una profittevole trattativa». Morale, si batte cassa: «È infatti noto che la giurisprudenza si è ormai consolidata nel ritenere risarcibile il danno da perdita di chances». Segue citazione di due pronunciamenti della Cassazione e del Tribunale di Monza che andrebbero in tale direzione.
Ora la palla passa a quello di Bergamo, ma è chiaro che questa mossa fa alzare la tensione su tutti i versanti (a cominciare da Palafrizzoni che cercava la trattativa), e rischia potenzialmente di avere forti ripercussioni sulle attività dei vari Comitati: Mosaico in primis. Perché è sì vero che a volte c'è una tendenza quasi automatica a ricorrere alla giustizia amministrativa al puro scopo di mettere i bastoni tra le ruote (capita anche nei bandi pubblici, del resto), ma lo è pure il fatto che spesso è la sola chances di far sentire la propria voce in una dimensione troppo grande per tutelare interessi considerati minori, ma ugualmente diffusi. E buttarla sul piano economico e risarcitorio può essere penalizzante per una dialettica democratica nelle grandi decisioni della città, tarpando le ali a qualsiasi rivendicazione a prescindere, anche a quelle più fondate. Un tema delicato, al di là del caso Conca Fiorita.
Dino Nikpalj
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