Cronaca / Bergamo Città
Giovedì 28 Gennaio 2010
I Riuniti si candidano a realizzare
il terzo «Servizio psichiatrico»
Non a caso, vista la tradizione di Bergamo, città che chiuse gli ospedali psichiatrici prima che venisse imposto per legge. Una tradizione che oggi si trova a fare i conti con la necessità di ampliare il numero di posti letto a disposizione dei malati psichici, i cui numeri sono in continuo aumento. «Attualmente i due SPDC attivi servono una popolazione di circa 474 mila residenti, colmando anche la sofferenza di posti letto psichiatrici degli altri Dipartimenti di Salute Mentale in provincia. Il risultato è un tasso di occupazione dei posti letto disponibili sempre oltre il 100%. L’attivazione di un terzo servizio ci consentirebbe quindi di fronteggiare meglio questo sbilanciamento storico del sistema psichiatrico provinciale».
«La realizzazione di questo progetto farebbe dei Riuniti l’unico ospedale italiano, con il Niguarda di Milano, ad avere tre SPDC e l’unica realtà psichiatrica di queste dimensioni organizzata per intensità di cura. Se venisse autorizzato il terzo SPDC sarebbe il coronamento di un forte impegno dell’Azienda Ospedaliera in questo settore, che ha visto gli Ospedali Riuniti anche divenire sede della Scuola di Specializzazione in Psichiatria dell’Università Statale di Milano Bicocca», ha concluso Bonometti.
Gli spazi nel nuovo ospedale sono già stati previsti, al quinto piano della settima torre del Beato Giovanni XXIII, il cui cantiere si avvia alla conclusione e la cui attivazione è prevista entro la fine del 2010.
Ma non si tratta solo di una questione di posti letto: «Nel nuovo ospedale - spiega Massimo Rabboni, responsabile del Dipartimento di Salute Mentale dei Riuniti – potremo rivedere l’organizzazione dell’intero polo psichiatrico ospedaliero, applicando anche negli SPDC il principio dell’intensità di cura che caratterizzerà l’intera struttura. Vorremmo creare tre aree: un’area critica di accoglienza e valutazione diagnostica iniziale, una di degenza e una a bassa intensità assistenziale ma con una forte vocazione riabilitativa».
L’idea si è materializzata circa tre anni fa quando, per consentire la realizzazione di alcuni lavori di ristrutturazione della palazzina che ospita i due reparti psichiatrici in Largo Barozzi, è stato creato un reparto “satellite”, che per alcuni mesi ha ospitato i pazienti che presentano sintomi di minore intensità. «Spostare i malati in un’area distinta è stata un’esperienza sorprendentemente positiva – ha concluso Rabboni -. Il reparto si è dimostrato fortemente curativo, perché gli operatori e i pazienti potevano lavorare in un clima più disteso e proficuo alla riabilitazione. Vorremmo che il terzo SPDC diventasse un’area di continuum armonico nel processo terapeutico, teso tra il polo acuto e il polo territoriale e riabilitativo».
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