Non piace ai bergamaschi
la «social card» è in calo

Vuoi per «pudore», vuoi per mancata informazione o procedure troppo complicate, la Social card in Bergamasca va ancora a passo di lumaca. Di numeri ufficiali neanche l’ombra (non riescono ad averli neanche i sindacati), ma dagli «osservatori» dei Caf (dove parte la domanda), delle Poste (dove la tessera viene rilasciata) e dei supermercati (dove viene usata) la sensazione è unanime: un calo nelle richieste e nell’uso (nel gennaio 2009 in Bergamasca ne risultavano attivate 2.260, una ogni 469 abitanti).

Nonostante nel 2010 i limiti di reddito e Isee per poter usufruire della ricarica statale di 80 euro ogni due mesi siano stati alzati (anche se di poco). Due però i fenomeni nuovi registrati. Primo, il «pareggio» tra le categorie che possono usufruire della Carta acquisti, ovvero gli ultrasessantacinquenni e le famiglie con minori di tre anni. Se all’inizio erano soprattutto gli anziani a trarne beneficio, complice la crisi, ora anche i nuclei familiari in difficoltà ricorrono sempre più spesso a questo supporto economico, seppur minimo.

Secondo fattore inedito, le file di immigrati che si presentano a richiedere la card elettronica. Tra i requisiti necessari per poter ottenere la tessera ci sono la cittadinanza italiana e la residenza in Italia. Ma a causa della lentezza o delle lacune nella verifica dei documenti prodotti (a carico dell’Inps), anche in Bergamasca, secondo gli operatori, si sarebbero registrati numerosi casi di rilascio (e ricarica) di Social card anche agli stranieri, che in teoria sarebbero però esclusi dal bonus se non in possesso della cittadinanza. La conferma arriva da tutti gli enti coinvolti. Tant’è che, comunicano i sindacati, l’Inps ha per ora bloccato tutte le tessere intestate a cittadini nati all’estero, in attesa di verificarne la cittadinanza. E per effetto anche di questo procedimento, il numero di Social card in circolazione sarebbe calato e difficilmente inquadrabile.

Pierangelo Mariani, della segreteria Cisl, dice che tra i bergamaschi c’è una sorta di «repulsione» a usare la Social card: «Il gioco non vale la candela. È uno strumento che connota quasi la soglia della povertà e quindi è vista con reticenza, soprattutto dai nostri anziani».

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