Lo rivela la ricerca dell’Osservatorio sul federalismo creato da Unioncamere e Regione Veneto che mette comunque in evidenza la bontà del modello lombardo anche nella gestione del personale statale. Per farla breve, se questi criteri venissero applicati su tutto il Paese, il risparmio sarebbe di 11 miliardini di euro. Mica patatine insomma.
Ma in Italia «la questione centrale rimane comunque quella della quantità e qualità della spesa pubblica», viene sottolineato. Come dire che non è solo il quanto si spende, ma anche il come lo si fa. E qui la Lombardia comincia a fare scuola: a fronte di una media di 57,7 dipendenti statali ogni 1.000 abitanti, la nostra regione è all’ultimo posto, con 44,3. In testa (ma chiaramente è una valutazione negativa) c’è la Val d’Aosta con 83,8, seguita dal Lazio con 77 e dal Friuli con 69,2. In coda, appena prima della Lombardia c’è il Veneto con 48,7.
Detto dei numeri, passiamo ai costi, cominciando dai cosiddetti consumi intermedi, ovvero le spese per far funzionare la macchina della pubblica amministrazione. A fronte di una media nazionale di 1.857 euro pro capite, la Lombardia ne spende 2.009, comunque meno dei 3.345 della Valle d’Aosta ma più dei 1.456 della Campania. Se ci spostiamo però sul livello di spesa del personale (sempre statale) pro capite in Lombardia il totale è di 792 euro a residente, a fronte di una media nazionale di 1.018. In pratica 226 euro in meno. Dietro ci sono l’Emilia-Romagna con 868 euro, poi il Piemonte (888) e il Veneto (919).
Rovesciando la classifica, in fondo troviamo la Calabria con 1.330 euro a residente, preceduta dal Molise (1.312) e Puglia (1.293). La spesa centrale ammonta a 50 miliardi e 244 milioni di euro, ma c’è un fior di ma: se si applicasse il modello lombardo il totale scenderebbe a 39 miliardi e 113 milioni, in pratica 11 miliardi e 130 milioni in meno. In percentuale vuol dire una riduzione di quasi un quarto, il 22,2 per cento per la precisione.
Ragionando per paradossi, applicando il modello calabrese a tutto il Paese, ne deriverebbe un aggravio di 15 miliardi e 385 milioni: quasi un terzo in più della (già eccessiva) spesa attuale, il 30,6 in percentuale. Persino la virtuosa Lombardia si ritroverebbe a spendere 5 miliardi in più. Nota bene, a fronte di una media nazionale di 32.506 euro per dipendente statale, la Lombardia è penultima con 30.641, seguita solo dal Molise con 27.935. In testa, irraggiungibile, c’è il Trentino Alto Adige con 39.617 euro, davanti alla Val d’Aosta (39.056) e al Lazio (35.513). Ma va ricordato che se è vero che in Lombardia i dipendenti statali sono meno che altrove (i sopra ricordati 44,3 ogni 1.000 abitanti) lo è pure il fatto che il costo della vita è più caro.
Lombardia über alles, quindi? La risposta è un «nì», perché si può comunque sempre fare meglio. E l’esempio lo danno due Paesi federalisti (con diverse storie e tradizioni) quali la Germania e la Spagna. Considerando come parametri i consumi intermedi pro capite e il rapporto dipendenti pubblici/popolazione si rileva come con il modello tedesco l’Italia possa risparmiare 441 euro ad abitante, la Lombardia 393. Con quello spagnolo, i dati si attestano rispettivamente a 400 e 344 euro.
Dove però ci sarebbero risparmi davvero significativi è nelle Regioni a Statuto speciale: con il modello tedesco, la Valle d’Aosta risparmierebbe 700 euro pro capite (619 con quello spagnolo), il Trentino rispettivamente 514 e 463, il Friuli 500 e 459. Se però nei parametri introduciamo anche il costo del lavoro per dipendente, si evince che il risparmio a livello nazionale con il modello tedesco schizza a 848 euro pro capite e scende a 368 con quello spagnolo. Un risultato bifronte che gli estensori dello studio giustificano con probabili migliori standard d’efficienza e una diversa normativa tedesca in materia di lavoro pubblico.
Fatto sta che persino la già virtuosa Lombardia risparmierebbe 687 euro pro capite (321 con il modello spagnolo) ma anche in questo caso i maggiori risultati si avrebbero nelle regioni a Statuto speciale: con il modello tedesco Valle d’Aosta 1.402 euro, Trentino-Alto Adige 1.050 (in mezzo c’è anche il Lazio con 1.188, ma il pubblico di questa regione fornisce servizi dei quali beneficia indirettamente tutto il territorio nazionale), Friuli-Venezia Giulia 1.012 e Sardegna 973. Come dire che a volte è l’eccesso di autonomia mascherato da finto federalismo a fare danni, senza distinzione di latitudine.
Dino Nikpalj
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