«La Provincia di Pirovano?
Tante parole, pochi fatti»

Dalla vetrata della sede del Coni di via Gleno si vede un cantiere. Fermo. «Ci dovevamo fare un campo da calcio pubblico in erba sintetica. Lei vede qualcuno al lavoro? No. Hanno bloccato tutto». A sette mesi dalle elezioni che hanno consegnato la Provincia al lumbard Ettore Pirovano, Valerio Bettoni rompe il silenzio. Alla guida di Via Tasso per 10 anni, dice che «è ora di tirar le somme». E sceglie come emblema quel cantiere piazzato davanti alla sede dell’ente di cui è alla guida.

«A parte le polemiche sul lavoro altrui, di novità non ne vedo. Niente, négot. Il cantiere è un esempio. Tutto a posto ma la Provincia nuova gestione l’ha stoppato. Per partito preso».

È che lì, dicono, dovrebbe passarci la Tangenziale est.
«La Tangenziale passa a lato, il campo ci stava benissimo».
Rompe il silenzio dopo sette mesi. Perché adesso?
«Sono stato a vedere come andava, per lasciare il tempo a chi è stato eletto di lavorare. Sono passati i famosi 100 giorni, poi ancora 100. E vedo che tutto si ferma, a farne le spese è il territorio. Era ora di parlare»
Però ci sono anche le regionali alle porte. Bettoni, si candida?
«Non l’ha ordinato il dottore. Se ci saranno le condizioni per lavorare bene, vedremo».
Condizioni tipo l’Udc in corsa solitaria, o un posto di vertice in lista.
«Queste cose le dice lei».
Il tempo stringe.
«Non ho l’assillo. Se ci sono le condizioni per proseguire il lavoro avviato in questi anni su Bergamo, ci penserò. Intanto, quello che mi preme è difendere e realizzare, con chi lo ha condiviso, il grande disegno di modernizzazione della Bergamasca con gli interventi, dalle strade alle autostrade, dall’aeroporto all’alta velocità, dall’energia alla banda larga, dalle scuole alla cultura, tutto fotografato nel Piano territoriale di coordinamento provinciale che ho impostato in 10 anni e ha un orizzonte regionale». Resterà indipendente?
«Mio padre è andato a lavorare nelle miniere in India piuttosto che prendere la tessera fascista. Figuriamoci se io ho problemi a non prendere tessere».
I rapporti con il Pdl come vanno?
«Normali».
Ci sono state delle divergenze. Usando un eufemismo.
«Ci sono state divergenze con quelli che hanno azzerato una classe dirigente che aveva cambiato la faccia della Bergamasca».
Nella Giunta Pirovano ci sono esponenti che in passato erano parte della sua squadra.
«Quando ho sentito, prima del voto, che si voleva azzerare il lavoro di tanti anni solo per logichette di partito mi è ribollito il sangue nelle vene. Ad altri no».
Con la Lega vi siete sempre punzecchiati. Altro eufemismo.
«Sono sempre stati all’opposizione e hanno sempre perso. Adesso hanno avuto bisogno dei voti del Pdl».
Però sono il primo partito in provincia.
«Adesso sì. Nei 10 anni in Consiglio ho comunque lavorato con tutti. Ora qualcuno nella Lega contesta cose che la Lega stessa aveva votato. Tipo le società partecipate, a parte quelle sull’energia. Non c’era lo scontro per lo scontro».
E adesso? «In Provincia non c’è disegno strategico, se non il tentativo di demolire quanto fatto dagli altri. Parole, non fatti. Le infrastrutture le abbiamo preparate noi, i progetti sulle scuole e la tecnologia sono ancora nostri. Devo continuare?».

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