«La dolorosissima vicenda accaduta ieri alla Tenaris di Dalmine, il carico – insostenibile per un Paese civile - di sofferenza e di morte che ancora colpiscono quanti lavorano, ci obbligano a dire con forza di non abbassare la guardia. Siamo d’accordo con quanto sosteneva giorni fa Bruno Bruno Pesenti dell’ASL, in merito agli infortuni mortali sul lavoro, nella parte in cui ricordava che, nonostante nella nostra Provincia gli infortuni negli ultimi anni siano diminuiti, è necessario tenere alta l’attenzione! Gli sforzi già in atto in questa Provincia da parte degli organi competenti per migliorare la qualità del lavoro e la sicurezza dello stesso devono essere incentivati. Il senso di responsabilità nel perseguire l’obiettivo di un lavoro “sicuro” deve appartenere tanto al datore di lavoro quanto al lavoratore. Analizzando i numeri e le situazioni dei quattro incidenti mortali registrati nella bergamasca nel 2008 e constatando che uno è successo ad un lavoratore extracomunitario ed un altro ad un giovane precario, ci chiediamo se esista un legame fra sicurezza e precarietà. Ci chiediamo se nel caso di lavoro interinale la formazione assuma lo stesso rilievo di quella impartita ai lavoratori a tempo indeterminato o se viceversa sia affidata ad interventi marginali ed estemporanei. Ci pare si crei un circolo vizioso tra precarietà del lavoro e precarietà della vita, in tutti i sensi. L’interrogativo che ci poniamo è se il lavoro precario sia, al pari del lavoro “stabile”, strumento per esprimere appieno la propria dignità d’essere uomo. Oltre le dichiarazioni di principio, attorno alle quali è facile trovare consenso, occorre chiederci: laddove il lavoro è precario e laddove le condizioni di sicurezza per esercitare il proprio lavoro sono diversamente poste tra lavoratori precari e non, possiamo ancora pensare che questo mondo del lavoro procuri dignità all’uomo?Per le ACLI di Bergamo la precarietà rappresenta uno dei fattori potenzialmente capaci di far vacillare il principio costituzionale che riconosce pari dignità sociale ai cittadini e, qualora fosse causa di una minore attenzione ai temi della sicurezza, rappresenterebbe certamente un ostacolo al pieno sviluppo della persona.Non abbassiamo la guardia, dunque». Acli Provinciali di Bergamo
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