Incidenti con sci e snowboard
Quasi un bollettino di guerra

«Il decalogo per il buon comportamento sulle piste da sci? Pochissimi lo conoscono, anche se alla fine ciò che conta, per evitare scontri e infortuni, è il buonsenso». Stagione sciistica iniziata ormai da un mese e, con gli appassionati della neve, arrivano anche i primi incidenti sugli sci: in diminuzione, rispetto ad alcuni anni fa - sostengono sia maestri sia volontari del soccorso - ma il «bollettino di guerra» sulle piste resta abbastanza sostanzioso, tra fratture a gambe, braccia, distorsioni e ferite varie.

Basti pensare che, nella scorsa stagione, i soccorritori dell’Akja (sezione della Federazione italiana sicurezza piste sci), l’associazione bergamasca con più volontari che ha operato nelle stazioni di Foppolo, Carona, San Simone, Piazzatorre, Lizzola, Colere e Schilpario, ha effettuato, per traumi, 252 interventi, più altri 116 per malore.

A cosa ci si fa male? Sempre la statistica dell’Akja (quindi riferita solo ad alcune stazioni orobiche, comunque indicative) dice che le contusioni sono le più frequenti (199), seguite dalle distorsioni (106), poche, invece le fratture (15). Naturalmente le ferite maggiori si hanno a braccia e gambe e a infortunarsi sono soprattutto gli uomini, tra i 21 e i 40 anni (41%), in una fascia oraria che va dalle 11 alle 13. Principianti e dilettanti sono i più numerosi a farsi male (il 66%) seguiti da abili (20%) ed esperti (14%), questi ultimi, quindi, non esenti dagli incidenti. Infine, gli infortuni con lo snowboard che, in rapporto al numero di sciatori tradizionali, iniziano a diventare tanti (97 contro 251, sempre dati Akja).

Ma la sicurezza sulla neve e il comportamento degli sciatori sembrano comunque migliorare: «La sistemazione delle piste, anche con cartellonistica e reti di protezione - dice Fabrizio Scuri, 48 anni, di Branzi, volontario e responsabile della scuola regionale Akja - ha sicuramente contribuito a diminuire il numero di incidenti: lo scorso anno, solo a Foppolo, abbiamo fatto 120 interventi, mentre nei primi venti giorni di questa stagione, siamo intervenuti solo una decina di volte: segno che, da una parte le piste sono migliorate, battute meglio e più larghe, dall’altra anche il comportamento degli sciatori sta un po’ cambiando».

«Gli infortuni sono in calo - conferma Eugenio Arioli, 43 anni, di Piazzatorre, maestro della Scuola di sci Alta Valle Brembana -. Gli sciatori usano di più il buon senso, sembrano più scrupolosi e ci sono anche i controlli, magari delle forze dell’ordine, che fanno da deterrente a comportamenti poco ortodossi».

Ma quali le cause più frequenti degli infortuni? «Pochi conoscono il decalogo dello sciatore - continua Arioli -, anche se in pista e alla biglietteria le principali norme di comportamento sono segnalate. Innanzitutto occorre conoscere i propri limiti e affrontare piste adatte alle possibilità di ciascuno. Per esempio, non cedere alla richiesta di un amico che vuole scendere da una pista "nera" quando noi, invece, non ne siamo in grado».

«Moderare la velocità va bene - aggiunge Scuri - e poi ricordarsi di fare solo la penultima discesa: nel senso che molti infortuni accadono proprio verso fine giornata, quando si vuole fare l’ultima discesa. Si è stanchi e magari non si è preparati atleticamente. È allora che ci si fa male». «Fondamentale è non sottovalutare la stanchezza - dice Arioli - o, al contrario, sopravvalutare la propria bravura: saper sciare vuol dire avere pieno controllo di sé».
 Giovanni Ghisalberti

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