«La guerra dei condòmini»
Impossibile gestire gli stabili

C’è un elevato tasso di litigiosità tra gli inquilini delle palazzine di via Borgo Palazzo (zona Clementina) dal civico 113 al 127. Da un anno le 252 famiglie aspettano la convocazione dell’assemblea condominiale e si chiedono dove sia finito l’amministratore. Ma allo stesso tempo, l’amministratore si chiede come sia possibile continuare in un clima così litigioso tanto da non riuscire a convocare l’assemblea («Ho prenotato due volte la sala, ma ho dovuto disdire per problematiche sollevate da alcuni condomini, da cause giudiziarie a conti da rifare»).

E all’accusa di essere sparito, risponde: «Una forma di difesa per continuare a lavorare serenamente e non essere sempre sotto il fuoco incrociato». Da una parte quindi ci sono le famiglie, che sono proprietarie degli alloggi, senza tabulati necessari per stabilire la quota condominiale mensile da pagare, e quindi anche quella annuale. Così le famiglie che abitano nelle palazzine hanno scelto il fai da te: c’è chi non la paga affatto, chi sostiene di metterla su un conto apposito in attesa di ricevere lumi e chi sborsa una cifra mensile che ritiene adeguata per evitare di dover pagare un conguaglio eccessivo nel caso in cui l’amministratore dovesse reclamare il dovuto.

Dall’altra parte c’è l’amministratore Enrico Nusperli - scelto dal Tribunale perché i condomini non riuscivano a trovare l’accordo per la nomina di un nuovo amministratore - che non nasconde le difficoltà di gestione delle palazzine di via Borgo Palazzo (ultimate alla fine del 1985, erano di proprietà del Ministero del Tesoro, poi cedute all’Inpdap. Nel 2003 l’Istituto ha proposto agli affittuari di acquistare gli appartamenti. Attualmente all’Istituto è rimasta solo una quota di 15 appartamenti da gestire). «La situazione – spiega Nusperli – è davvero complicata. Sin dall’inizio ho ereditato grossi problemi di gestione perché in passato non erano state fatte manutenzioni. Il contrasto fra i condomini è forte, la situazione si è deteriorata nel tempo. Alla fine ci rimette chi vuole mediare. Ci sono state impugnative di delibere prese dall’assemblea ma sono state respinte dal Tribunale che ha dato ragione al mio operato».

Lo scorso 2 febbraio un gruppo di condomini ha spedito una raccomandata al Tribunale di Bergamo di via Borfuro, sollecitando il giudice Alfani, che a suo tempo aveva incaricato Enrico Nusperli (il 21 giugno del 2007), a nominare un nuovo amministratore giudiziario (art. 1129 c. c.): «Il mandato di Nusperli è scaduto a giugno del 2008; alla data odierna non ha provveduto alla presentazione del bilancio; ha messo in atto azioni che appaiono gravemente lesive per il condominio (vedi difformità della gestione del riscaldamento); non ha presentato all’assemblea la predisposizione di un piano di sicurezza e antincendio».

A queste accuse Nusperli non si sottrae e ammette il ritardo nella presentazione del bilancio: «Nell’ultimo anno, ogni volta che convocavo l’assemblea c’era la reazione di qualche condomino che mandava tutto all’aria. Ora ci riprovo entro Natale. Il mio obiettivo è che vadano tutti d’accordo, ma qui è impossibile e a questo punto devo rispettare le decisioni della maggioranza». A questo proposito è eclatante la questione del riscaldamento. Dopo lunghe e controversie vicende ha subito una trasformazione, nello scorso anno, con una percentuale del 70% circa che ha scelto il centralizzato (contratto teleriscaldamento A2A) mantenendo le caratteristiche originarie, e il 30% si è orientato verso impianti autonomi (caldaiette per singolo appartamento e canne fumarie esterne in facciata).

I condomini dicono che «ci sono numerose famiglie al freddo perché l’amministratore nega sia la possibilità di collegarsi all’impianto centralizzato A2A, sia la possibilità di installare la caldaia autonoma in quanto rifiuta la certificazione di conformità delle canne fumarie in facciata, per la cui realizzazione sono state versate ingenti e dimostrabili somme di denaro per il pagamento dei lavori eseguiti nel dicembre 2008, e che l’azienda appaltatrice delle opere aveva l’obbligo di rilasciare ai condomini».

Dall’altra l’amministratore spiega che la situazione è variegata e che quando lui venne nominato, «tre palazzine avevano già le canne esterne per l’autonomo. Altre in seguito avevano deciso di seguirle, ma poi hanno fatto marcia indietro in favore del centralizzato. Ho dovuto mediare con A2A perché tecnicamente era difficile risolvere una simile divisione nello stesso complesso. E addirittura al civico 127, nonostante la maggioranza abbia votato per l’autonomo, sette residenti si sono opposti e hanno realizzato un impianto elettrico. In questa confusione generale, chiunque avrebbe difficoltà ad amministrare i condomini e a mettere tutti d’accordo».

Sulla questione interviene Carlo Morosini, segretario provinciale dell’Anaci (associazione nazionale amministratori condominiali): «Premesso che Nusperli non è un nostro associato, ai condomini è comunque data la facoltà di revocare dall’incarico l’amministratore che non agisce, tanto più se è anche scaduto il mandato che è annuale. In base all’articolo 66 delle norme di attuazione del codice civile, i condomini possono richiedere la convocazione di un’assemblea straordinaria. Fatta la richiesta all’amministratore, se questo entro dieci giorni non fissa detta riunione spedendo gli avvisi agli interessati, gli stessi condomini possono convocare l’assemblea mettendo all’ordine del giorno gli argomenti che ritengono più urgenti, compreso quello che riguarda la nomina di un nuovo amministratore. Se poi i condomini non riescono ad arrivare a un accordo su chi dovrà sostituirlo, allora si può far ricorso al Tribunale per poter nominarne uno d’ufficio».

Ma forse il punto è proprio questo e non la sostituzione dell’amministratore: riusciranno mai i condomini a superare le rivalità interne?

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