Trasmise l'Aids alla sua partner
senegalese condannato a 6 anni

Prima assolto, poi condannato a sei anni nel gennaio del 2006 per aver trasmesso l'Aids alla sua compagna. Oggi per un senegalese di 41 anni, Abdoullaye nigue, è arrivata la coferma della condanna da parte della terza sezione della Corte d'Appello di Milano. Sei anni di reclusione per l'uomo, accusato di aver nascosto di essere sieropositivo alla sua partner e quindi a processo per lesioni volontarie gravissime con la contestazione del dolo eventuale, ossia dell'accettazione consapevole del rischio della sua condotta.

Il sostituto procuratore generale ha chiesto anche ai giudici la custodia cautelare in carcere per il senegalese, attualmente in libertà, e condannato in secondo grado per aver contagiato consapevolmente anche un'altra donna, una giovane bergamasca. La vicenda, al centro del processo milanese, è venuta a galla nel febbraio del 2003. Il senegalese, finito qualche mese prima in carcere per scontare una pena definitiva per falso, venne denunciato dalla sua ex fidanzata.

Secondo le contestazioni sarebbe stato al corrente di essere affetto dall’Aids dal 2000, ma avrebbe continuato ad avere rapporti sessuali non protetti. Lui invece ha sempre sostenuto di non essere mai stato al corrente della sua malattia e di averlo saputo solo quando fu arrestato per scontare una pena passata in giudicato, troppo tardi cioè per evitare di contagiare le sue partners.

Il suo difensore, nel 2006, aveva chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto. Il tribunale presieduto dal giudice Raffaele Martorelli aveva invece inflitto al senegalese una pena doppia rispetto a quella invocata dal pubblico ministero Giuseppe D’Amico, che aveva chiesto la condanna a 3 anni di reclusione. Il tribunale aveva anche condannato il senegalese al risarcimento del danno alla giovane costituitasi parte civile che - difesa dall’avvocato Elena Patrucchi - aveva chiesto centomila euro. Non andò nello stesso mondo nel giugno del 2004, quando il senegalese - a processo dopo la denuncia di una giovane della Bassa che lo accusò di averla contagiata - fu assolto dal tribunale di Bergamo con la formula del «secondo comma», l’insufficienza di prove.

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