E' morto Giovanni Pandini
Imprenditore e mecenate

«Vorrei abbracciare l'ingegner Giovanni. Bergamo gli vuole bene». Giovanni è Giovanni Pandini, imprenditore bergamasco e fondatore della ditta omonima e la frase è del sindaco di Bergamo, Franco Tentorio. L'ha pronunciata pochi giorni fa, giovedì 12 novembre, in occasione della presentazione del restauro della cannoniera di San Giovanni che proprio su desiderio dell'ingegnere Giovanni Pandini la sua impresa, compiendo 50 anni, ha regalato alla città. Non c'era l'ingegner Giovanni alla conferenza stampa che annunciava il completamento dei lavori. Non stava bene. Era malato da un po' di tempo e ieri pomeriggio è morto, a 78 anni, per un aggravamento improvviso della malattia.

Era ricoverato all'Humanitas Gavazzeni e al fianco aveva i tre figli, Giulio, Guido e Giorgio, «Bergamo gli vuole bene», diceva il sindaco. Un amore ricambiato: l'ingegner Giovanni, infatti, ha voluto bene a Bergamo, dedicando alla propria città intelligenza e opere e affiancando alla sua importante attività di imprenditore nel settore delle costruzioni una sensibilità tutta speciale per il bello e l'arte. Sempre in occasione del completamento dei lavori alla cannoniera, non potendo essere presente aveva voluto trasmettere, attraverso i figli, un suo pensiero: «Chi sa un po' del mio attaccamento al lavoro – scriveva – può immaginare quanto sia profondamente dispiaciuto di questa forzata assenza. Non avrei certo voluto mancare in una data storica per la mia famiglia».

E ancora: «Ho fondato giovanissimo questa mia impresa di costruzioni nel 1957 e in occasione dei primi 50 anni di lavoro ho deciso, con i miei figli, di onorare questa importante tappa eseguendo il recupero e il restauro di due monumenti cittadini: il battistero in piazza Duomo per la diocesi e la cinquecentesca cannoniera del baluardo di San Giovanni nelle Mura venete, donandolo alla città, per lasciare un ricordo della nostra attività e dell'appassionata appartenenza alla nostra splendida Bergamo». È stato il suo ultimo «regalo» alla città – per dirla ancora con un'espressione usata dal sindaco Tentorio – che aveva avuto modo di abbellire anche attraverso molti altri restauri importanti ai monumenti, alle Mura (nel corso degli ultimi decenni sono stati numerosi gli interventi eseguiti per conto della Soprintendenza). Il nome dell'impresa Pandini è poi legato in modo particolare anche alla basilica di Santa Maria Maggiore.

L'ingegner Pandini fu molto soddisfatto quando gli fu affidato il cantiere per il restauro del grande tetto in lastre d'ardesia – il più grande del genere in tutta la Lombardia – e dello spettacolare tiburio. Lavori eseguiti con grande maestria e seguiti – come era uso fare – passo per passo dall'ingegner Giovanni, sempre sui cantieri, sempre a verificare che tutto procedesse per il meglio. L'amore per la città e per l'arte ha davvero caratterizzato tutta l'esistenza dell'ingegner Giovanni Pandini: era anche membro degli «amici della Guggenheim» di Venezia, mentre a Bergamo era tra l'altro in rapporti molto stretti con l'Accademia Carrara e la Gamec. Un'altra realtà cittadina gli era però particolarmente cara: il Patronato San Vincenzo.

Il forte legame per don Bepo Vavassori e la passione per la «creatura» del sacerdote bergamasco li aveva ereditati dal papà Giulio e dalla mamma Lisetta, rimanendo sempre in contatto con il Patronato e dedicandovi un costante sostegno. Proprio don Bepo aveva celebrato la Messa di nozze dell'ingegner Giovanni con la moglie Lilian (scomparsa nel 2007) e insieme, i due coniugi avevano celebrato proprio nella chiesetta del Patronato il 50° anniversario di matrimonio. Con Pandini se ne va un personaggio importante di Bergamo e lascia un esempio di passione e dedizione al lavoro e alla città. Un esempio che – diceva sempre il sindaco, all'incontro per la cannoniera – c'è da augurarsi «venga seguito da altri».

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