Pirovano sulla nuova sede della Provincia
«È importante ma da soli è impossibile»

Beh, presidente Pirovano, a questo punto aspettano tutti la Provincia... «Per che cosa?».
Per Porta Sud. Palafrizzoni ha ridotto le volumetrie del progetto ma i conti tornano ancora, se però la nuova sede della Provincia non si fa, nulla di nuovo sopra i binari dello scalo merci.
«Prima di tutto per fare i giusti passi – il primo e i successivi – occorre avere le basi finanziarie, e qui forse è il caso di chiarire una volta per tutte la nostra posizione». La precedente amministrazione ha deciso di fare uno scambio merci, sostanzialmente: dare cioè degli immobili a chi costruisce la nuova sede della Provincia e poi vediamo quello che avanza. Quindi sono state messe in vendita delle proprietà: ad oggi tutte le aste sono andate de-ser-te».

Ettore Pirovano, presidente della Provincia, riparte da qui, da questo dato «del quale non possiamo non tenere conto. Ma c’è di più. La crisi, che ha fatto precipitare il valore di mercato di tutti gli immobili, compresi quelli della Provincia. A questo punto una domanda sorge spontanea: è legittimo svendere delle proprietà pubbliche oggi? Io dico di no».
Quindi niente Palazzo della Provincia e niente Porta Sud, terzo centro della città, eccetera...? «No, non dico questo. Sono il presidente della Provincia di Bergamo e sono ben consapevole che quello è un intervento strategico per il capoluogo e non solo: mi domando solo come sia possibile che non sia stato previsto una sorta di piano B».
Del tipo? «Cioè, scusate, tutto il futuro di questa parte del capoluogo si basa solo sulla Provincia e sul fatto che realizzi o meno la nuova sede? Se noi non siamo, legittimamente, nelle condizioni di realizzare il palazzo adesso, tutto resta fermo?. Mi chiedo allora come sia possibile che il pubblico debba fare un azzardo del genere adesso con i soldi dei cittadini. Dovremmo cioè andare ad indebitarci in un momento di crisi come l’attuale, senza l’apporto di tutti quelli che però trarrebbero vantaggio dal primo passo di questa operazione?».

Ricapitoliamo, lei non è contrario all’operazione... «Ci mancherebbe, solo che chiedo ai privati interessati e coinvolti nell’operazione – come i proprietari delle aree comprese in Porta Sud – di metterci intorno ad un tavolo e studiare insieme un piano alternativo. Quell’area è assolutamente strategica per tutta l’area metropolitana bergamasca, quindi una soluzione va trovata, e lo dico anche alle banche: qui tutti dobbiamo fare fonte comune. La Provincia ora non può rischiare 50-60 milioni che non ha: tra parentesi, vogliamo soffermarci un attimo sull’andamento delle gare?».

Il primo round per la vendita di Serenissima è andato maluccio... «Infatti, e se proprio vogliamo dirla tutta, non sono mai state vendute nemmeno le società partecipate che la precedente gestione della Provincia aveva messo tra le entrate per 15 milioni di euro complessivi».

Ma il bilancio 2010? «Il rischio è sforare di 30 milioni di euro dal Patto di stabilito per i mancati introiti di tutto quanto previsto in entrata. E allora se la Provincia ha queste difficoltà oggettive, ma questi meccanismi rigidi alla base degli accordi su Porta Sud ci impongono comunque di fare il primo passo, nessuno può pensare che possiamo essere i soli ad andare con il machete ad aprire un sentiero nella giungla. Mi permetta la forzatura...».

Quindi la Provincia è disposta a partire... «...Ma non da sola. Per questo chiedo a tutti, enti locali, privati e banche di metterci intorno ad un tavolo: da soli non ce la possiamo fare. Se tutto dipende dalla Provincia non possono lasciarci da soli per poi darci la colpa del fallimento di un piano che va ben al di là delle nostre possibilità. Se Porta Sud è così importante, e secondo me lo è, chi ci crede davvero si faccia avanti».

Dino Nikpalj

© RIPRODUZIONE RISERVATA