Piazza Dante sfratta i ballerini di strada

Piazza Dante sfratta i ballerini di stradaLa società che possiede i palazzi: sporcizia sotto il colonnato, abbiamo chiesto loro di andarsene I ragazzi: accuse infondate. Interviene il Comune: li aiuteremo a trovare uno spazio più adatto

Nel cuore della città, a due passi dal Sentierone, tra Tribunale e Camera di commercio, si erano ritagliati un loro piccolo spazio. Uno stereo solo, musica rap per tutti, per ballare, per fare «breakdance». Il marmo liscio della pavimentazione del Quadriportico di piazza Dante era quanto di meglio potessero desiderare per provare e riprovare dieci, cento, mille volte i movimenti della danza nata nei ghetti americani. Ora, i «breakers» nel cuore del centro storico non ci possono più stare: le proteste dei proprietari dei palazzi che si affacciano sulla piazzetta li hanno indotti ad andarsene. Non si sono spostati poi così lontano: da poco più di tre settimane si ritrovano sotto i portici che collegano via Borfuro e via Sant’Orsola.

«Certo non è la stessa cosa, lì il lastricato è poroso, c’è pendenza. Ballare è quasi impossibile. E comunque, anche in quella zona non siamo visti di buon occhio. In realtà noi non facciamo niente di male»: ha 18 anni e le idee ben chiare, viene dalla provincia e si fa chiamare Snoopy. È il suo nome d’arte, come ne hanno tutti i suoi amici. Una quindicina in tutto, di età compresa tra i 14 e i 26 anni, legati dalla passione per piroette, torsioni, acrobazie tra terra e aria. «A questo punto, vogliamo lanciare un appello. Noi, i breakers di piazza Dante, cerchiamo un posto dove ritrovarci, un posto che sia adatto anche per allenarsi nella breakdance».

La convivenza, tra la loro musica ad alto volume, i passanti e i negozi della piazza antistante il Tribunale non è mai stata del tutto facile. Troppo movimento, troppo rumore per il quieto passeggio di molti cittadini. Eppure, da oltre quattro anni, i loro ritrovi pomeridiani avvenivano regolarmente. Le scritte sull’antico colonnato e qualche mozzicone di troppo sembra siano state però gocce che hanno fatto traboccare il vaso.

Il titolare della società immobiliare che possiede i palazzi della zona ha voluto parlare con loro, chiedendo espressamente che se ne andassero. «Da anni si ritrovano vicino ai negozi, la clientela ne è disturbata – spiegano negli uffici della società –. Un mese fa abbiamo fatto pulire parte del colonnato. Il lavoro è stato costoso. Dopo neppure una settimana c’erano nuove scritte. Allora si è deciso di parlare con i ragazzi. Se non sono i ballerini, a sporcare è chi li sta a guardare. Perciò, per garantire la tranquillità dei passanti, abbiamo chiesto loro di trovare una nuova sistemazione».

I breakers faticano a digerire le accuse: «Siamo stati incolpati di sporcare il colonnato, di lasciare immondizie – incalza Snoopy –. Ma noi non c’entriamo nulla. Noi facciamo breakdance, i nostri movimenti ci portano ad essere a stretto contatto con il suolo. Proviamo e riproviamo, cadiamo anche, pur di migliorare lo stile. È nel nostro interesse che il luogo dove stiamo sia pulito, perché mai dovremmo rischiare di farci male lasciando vetro, mozziconi e altro a terra? Comunque, dopo che il proprietario del palazzo è venuto a parlare con noi, abbiamo scelto di andare via». Il motivo è preciso: «La situazione non è cambiata, anche se noi siamo lontani. La sporcizia è tale e quale: andandocene abbiamo dimostrato che non siamo noi a procurare i danni».

Ognuno, vista la situazione, si adatta come può: Sole, 20 anni, breaker da quando ne aveva 14, oggi prova i suoi passi a casa: «Fortunatamente ho una camera da letto grande. Allontanarsi dalla strada significa sacrificare una parte dello spirito breaker, ma non sapevo cos’altro fare. Quando posso, me ne vado a Milano. Lì ci sono più spazi».

Mentre i breakers lanciano il loro appello, è il Comune a proporre una risposta: «Gli spazi, in città, esistono – spiega Maurizio Bonassi, assessore alle Politiche sociali –. Molte associazioni dispongono di spazi di cui magari i ragazzi non conoscono l’esistenza. Per altri gruppi, una volta stabilito il contatto, sono state trovate risposte soddisfacenti: è il caso, per esempio, dei writers. Basta che i ragazzi si mettano in contatto con l’Ufficio giovani, e noi saremo ben lieti di cercare con loro una soluzione al problema».

(08/05/2004)

© RIPRODUZIONE RISERVATA