C’è anche Bergamo tra le 15 province in cui il lavoro sommerso è aumentato dell’1-2 per cento. A segnalare la città bergamasca, insieme ad altri distretti industriali italiani come Prato, Lecco, Arezzo e Treviso, è stato il Censis per il Ministero del Welfare che ha preso in analisi la variazione del tasso di irregolarità al 2000 rispetto all’anno precedente, evidenziando anche l’aumento nel 2003 delle forme di lavoro irregolare.
Il dato è stato fornito dal 54,6% del campione dei funzionari dei centri di impiego intervistati dall’Istituto in vista della realizzazione del «manuale di supporto conoscitivo agli operatori dei servizi per l’impiego» svolto per il Ministero nell’ambito del semestre di presidenza europeo. L’aumento delle forme di lavoro irregolari è confermato, secondo il Censis, anche dal rallentamento vistoso della crescita del numero degli occupati nei primi tre trimestri del 2003.
Dall’indagine si rileva anche che il fenomeno del sommerso risulta sempre più collegato al lavoro immigrato: se nel 1998 erano i disoccupati la categoria più coinvolta nel sommerso, nel 2002 il primato passa ai lavoratori immigrati. Inoltre, secondo un’altra recente indagine del Censis del 2003, su un campione di oltre 1.200 immigrati regolari delle regioni del Mezzogiorno, residenti in Italia da oltre due anni, il 21,6% risulta occupato in nero. Anche da questa indagine emerge come le regioni del Mezzogiorno continuano ad essere le più colpite dai fenomeni di irregolarità.
Una stima effettuata dal Censis sui tassi di irregolarità al 2000 testimonia che i livelli massimi vengono raggiunti dalle province calabresi. Catanzaro e Reggio Calabria, con il 30% di irregolari occupano i primi due posti della classifica che include anche Vibo Valentia e Cosenza tra le regioni top ten. In terza posizione c’é poi Caserta che con Napoli, al quinto posto, costituisce l’area metropolitana più irregolare d’Italia.
All’estremo opposto troviamo ben 33 province con un tasso di irregolarità minimo compreso tra il 7% e il 12%. Tra queste sono incluse realtà metropolitane come Milano e Bologna, ma anche gran parte del Piemonte e alcune province lombarde, emiliane e venete.
(02/12/2003)
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