Un tuffo nella storia e uno nel futuro. Perché mentre le decorazioni ottocentesche racconteranno dell’estro di famiglie che a teatro volevano stare su palchetti personalizzati, entreranno in azione apparati meccanici e tecnologici che permetteranno di trasformare in pochi minuti la fossa degli orchestrali nel prolungamento della scena teatrale. Tutto questo è il Teatro Sociale, che dopo un passato glorioso e anni di abbandono si avvia a grandi passi verso un nuovo debutto. Le premesse per la buona riuscita ci sono tutte, visto che al lavoro c’è un super team di progettisti, fra cui figurano nientemeno che il direttore tecnico della Scala di Milano e lo studio romano che ha smontato e rimontato per l’Unesco la stele di Axum.VIDEOSOCIALE.wmvUn cantiere per la culturaNel cuore di Città Alta il cantiere ferve, il consolidamento della struttura è terminato e oggi si lavora per il restauro vero e proprio. Le quattro file di palchi sono ancora seminascoste dai ponteggi, la fossa degli orchestrali è un buco in cui presto sarà inserito un palco semovente. «Per marzo è prevista la consegna dell’opera intera. Siamo in orario», spiega Nicola Berlucchi, direttore dei lavori. Una volta installati gli arredi, di cui con il Comune si sta interessando la Soprintendenza, nel centro di Città Alta pulserà un nuovo cuore artistico. «Qui si farà teatro, per davvero», dicono i residenti che ogni tanto sbirciano il cantiere dalla Corsarola. Ed è vero: al Sociale torneranno le scene e l’orchestra, riportando una struttura abbandonata al suo lustro.Il team di grandi nomiSul teatro stanno lavorando le imprese Ricci e Izzo di Napoli, coordinate da un team di progettisti di alto livello capitanati da Berlucchi. Vincitori del concorso internazionale indetto nel 2002 dall’amministrazione Veneziani, ora ingegneri e architetti con Bruni stanno concretizzando le loro idee. La squadra è foriera di curiosità e curriculum blasonati. Tanto per cominciare, il direttore dei lavori: «Sì, è vero, la mia famiglia è quella che lega il suo nome ai vini», dice Nicola Berlucchi. Che ammette: «Ogni tanto, quando posso, anche io mi dedico alle vigne nel Bresciano, sono una passione». Ma il suo impegno professionale è evidentemente altrove, tant’è che l’ingegnere – al lavoro sul progetto architettonico con Nicola Fumagalli e un altro Berlucchi, Roberto – all’attivo ha numerosissimi interventi in strutture di prestigio ed è alla guida della squadra. Per la consulenza, ecco un altro asso nella manica: in campo c’è Franco Malgrande, direttore tecnico della Scala di Milano. Titolare del progetto strutturale è la Spc Srl di Roma: si tratta della società guidata dal professor Giorgio Croci che, vincendo una gara da due milioni di euro, si è aggiudicata l’incarico di rimontare l’obelisco di Axum sulla piana del parco archeologico dei re axumiti. Era stato ancora Croci a dirigere i lavori di smantellamento del monumento reclamato dall’Etiopia e che, dal 28 ottobre 1937 al dicembre 2003, ha fatto bella mostra di sé a Roma, di fronte all’edificio della Fao. Cosa farà la Spc Srl a Bergamo? «Lo studio si sta occupando del progetto strutturale – spiega il direttore dei lavori – ed è del professore l’opera di consolidamento della struttura, anche con l’inserimento di travature "invisibili" che garantiscono una resistenza di almeno 90 minuti del teatro, che è interamente in legno, in caso di incendio». La parte impiantistica si deve alla «Intertecnica group Srl» di Brescia, mentre è targato Bergamo il progetto degli apparati di sicurezza: al lavoro c’è l’architetto Silvano Pezzetti, già responsabile dell’Ufficio tecnico degli Ospedali Riuniti.La pianta ottocentesca«Il restauro è di tipo conservativo e il teatro che verrà restituito ai bergamaschi ha un assetto in tutto simile a quello originario, dell’Ottocento. Anche gli spazi al primo piano oggi usati dall’università saranno liberati a breve, costituendo lo spazio di ritrovo del pubblico durante gli intervalli, come avveniva duecento anni fa», spiega Berlucchi. Così, entrando dalla Corsarola ci si troverà in un foyer con tanto di guardaroba: di fronte si aprirà la platea, mentre ai lati saliranno le scale per i tre ordini di palchi. La scena si estende per 270 metri quadrati, ma una ulteriore superficie sarà utilizzabile grazie al basamento sali-scendi della fossa degli orchestrali. «Il meccanismo – chiosa il progettista – permetterà sia di allungare il palco, sia di creare una zona di 2,5 metri sotto il pavimento per posizionare i musicisti, sia di risalire al pari del pavimento per ampliare lo spazio della platea che l’amministrazione pensa anche come spazio espositivo. Le poltrone, infatti, potranno essere rimosse lasciando l’intera area libera». Tre piani di camerini si troveranno sul lato destro del palco, dietro le imponenti colonne da 15 metri oggi ben visibili, mentre per le scene che caleranno dall’alto è appena stato messo a punto un graticcio su misura.I colori sotto la verniceIl pubblico potrà scegliere diverse sistemazioni: la platea offrirà 250 posti, mentre nei 75 palchetti si potranno accomodare 300 persone. Proprio i palchetti hanno portato alle scoperte pittoriche più particolari. Entrando nel teatro, la prima cosa che balza all’occhio sono infatti i colori: il marrone cupo e il verde scuro delle vernici d’epoca fascista (il teatro è stato utilizzato per ritrovi nel Ventennio) hanno lasciato il posto a ocra, gialli caldi e luminosi. La metamorfosi è il frutto di una certosina opera di raschiatura che ha restituito la luce alle tonalità originarie. «Il Teatro Sociale è stato costruito da famiglie che si autofinanziavano – dice il progettista –, e ognuna aveva scelto come decorare il suo palco. La colorazione originaria è molto vivace, a colori pastello, decorazioni raffinate e differenziate». I soffitti e i parapetti dei palchi hanno un tema geometrico di connessione ma presentano figure peculiari, ci sono angeli, fiori, soldati romani. Il tutto impreziosito dalla decorazione con marmorini che si trova soprattutto nei corridoi. «Intendiamo preservare e rendere visibili le tre fasi storiche di questo teatro – dice il progettista –. Ci saranno i decori originari, che però presentavano tecniche abbastanza povere, il marmorino, che è successivo e pregiato, e infine ci sarà il richiamo alla fase novecentesca, quella del degrado». La scelta è infatti quella di non ricreare le fattezze del tetto, originariamente affrescato: la copertura, logorata dalle infiltrazioni d’acqua, è crollata alla fine degli anni sessanta. «Sarà mantenuto il tetto rifatto 25 anni fa per volere del Comune, questo anche per testimoniare un passaggio della storia di questo teatro», ricorda Berlucchi. «La difficoltà e la bellezza di questo cantiere è proprio la necessità di far dialogare diverse fasi, attuando scelte precise nella conservazione», prosegue Berlucchi. Ricordando anche il prezioso apporto fornito da Giuseppe Napoleone, ispettore della Soprintendenza che a Bergamo ha compiuto innumerevoli sopralluoghi.A proposito di «epoche», anche il moderno e il tecnologico vogliono la loro parte, anche se restano defilati: oltre al palco che sale e scende va citato un sofisticato impianto di condizionamento («Ci saranno l’arte dell’Ottocento e la climatizzazione del Duemila»), scale antincendio in muratura del tutto mimetizzate (dopo un iter di tre anni, seguito da vicino dai vigili del fuoco di Bergamo, il 24 ottobre è arrivato anche il via libera dal comando regionale), ma anche la speciale struttura di rinforzo in acciaio, resistentissima ma invisibile. Insomma, la bellezza del passato, con l’ingegno del presente.(01/11/2008)
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