Homepage
Mercoledì 31 Luglio 2013
Travaglio: «Va condanato
Si sa che evade il fisco da anni»
Sin da «L'odore dei soldi. Origini e misteri delle fortune di Silvio Berlusconi» Marco Travaglio, vicedirettore de «Il Fatto Quotidiano», non si può certo ascrivere alla schiera dei sostenitori del Cavaliere.
Travaglio, una previsione sulla sentenza?
«Assolutamente impossibile. La Cassazione tratta solo materie giuridiche tecniche, di diritto. Un terreno per azzeccagarbugli, un campo minato che prescinde dalla ricostruzione dei fatti già assodata e cristallizzata».
In cui stanno, secondo lei, le piene ragioni per una condanna.
«La sentenza d'Appello è più che motivata, ci sono testimonianze convergenti, documenti, gente che lavorava con lui, che diceva che faceva tutto lui, che dell'Estero si occupava lui. Mills non può avere creato una sessantina di società off shore all'insaputa di Berlusconi. È assolutamente evidente che è colpevole. Non si è mai vista una società che si fa dei danni da sola, che, potendo comprare un film a dieci, lo compra a cento, facendolo passare per diverse società estere con una lievitazione di costi. Gli avvocati vogliono dimostrare che il reato non è frode ma dichiarazione infedele, abuso di diritto, una forma di elusione. La sostanza è che non ha pagato le tasse che avrebbe dovuto. In un altro Paese lo avrebbero già cacciato in galera da anni. Da anni si sa che è un evasore fiscale».
Cosa cambia se lo condannano?
«Niente. Lo interdicono dai pubblici uffici, non può più andare in Parlamento. Ma non ci va già adesso. Ha il 99,84% di assenteismo. Cosa cambia? Alla peggio, mica gli possono vietare di fare politica fuori dal Parlamento, come da anni fa Grillo».
Tanto rumore per nulla?
«È un'agitazione artificiosa fatta per spaventare i giudici di Cassazione, caricarli di responsabilità che non possono avere, come decidere chi fa politica e chi no».
Come è possibile che il Cavaliere sia da decenni l'ago della bilancia della politica italiana?
«Il potere dei soldi e delle televisioni, la sua abilità manovriera, ricattatoria e corruttiva sono molto superiori alla capacità di resistenza di quelli che gli stanno intorno. È arrivato terzo, su quattro, alle elezioni ed è il padrone del governo. Si dice: lo votano. Ma ha perso sei milioni e mezzo di voti. Se non basta che dimezzi i consensi per renderlo ininfluente vuol dire che il problema non è lui. Il problema sono gli altri».
Conseguenze nel Pdl?
«Faranno un po' di confusione, poi ci sarà un monito di Napolitano che gli dirà: state buoni che adesso sistemiamo le cose. Se dovessero condannarlo il Presidente farà un po' come con Sallusti, una mezza grazia che gli communa la pena e gli leva quella interdittiva. Tanto quella detentiva è finta. Resta solo un anno sui quattro. Nel Pdl fanno confusione perché vogliono alzare la posta. Hanno perso le elezioni e sono i padroni del governo. Quando ne trovano un altro che fa tutto quello che vogliono loro senza nemmeno doverci mettere la faccia? È evidente che non gli conviene in questo momento far cadere il governo, anche in caso di condanna. Tanto tutto potrà continuare come prima».
E nel Pd?
«Sono molto più preoccupati loro dei berlusconiani che un'eventuale condanna possa sfasciare il governo. Ma perché dovrebbe farlo? È il padrone del governo, fa quello che vuole. Il Pd è un partito fantasma».
Vincenzo Guercio
© RIPRODUZIONE RISERVATA