Questa vita da montare

Nel 2008, Petra Hesser, importante dirigente dell’Ikea, dichiarò che le donne erano più brave degli uomini nella missione, che tutti riconosciamo ardua, di montare i mobili venduti dalla popolare catena svedese.

Ci fu, allora, gran discussione e perfino qualche polemica, ma nessuno si prese la briga di verificare sul campo se, per caso, Petra potesse avere ragione. Solo oggi, a sette anni di distanza, qualcuno, con lentezza e ostinazione tipicamente maschili, si è preoccupato di farlo, mettendo in piedi un esperimento.

So che non state nella pelle, quindi ecco il risultato: Petra aveva torto. In termini di accuratezza del montaggio e velocità, gli uomini si sono dimostrati più abili. In una sola attività le donne hanno dominato: nel leggere e comprendere le istruzioni. Tuttavia, i ricercatori ammettono soltanto che, nel montare un mobile, le donne dotate di istruzioni sono brave “quasi quanto» gli uomini che ne sono privi.

Lascio a voi ogni commento. Dirò solo che, personalmente, trovo sia per gli uomini una vittoria di Pirro. Se si pensa all’abilità manuale di cui disponevano i nostri avi, l’esser capaci di montare più o meno correttamente una sedia Svenbertil, una cassettiera Askvoll o un lavabo Fullen-Tälleviken, non ci riscatta agli occhi di chi intagliava i mobili del Rinascimento fiorentino, o a quelli di Thomas Chippendale, capace di ghirigori lignei ancora oggi preziosi e ammirati.

Il ragionamento si può estendere oltre la mobilia. Con tutto il nostro sfolgorante progresso, si ha comunque l’impressione di vivere in un mondo precario, fatto a bella posta per non durare. Non solo ciò che è materiale denuncia lo stile Ikea: anche i sentimenti sono assemblati alla bell’e meglio. Viviamo così matrimoni Fåglavik, giurandoci eterna fedeltà Ulsvbo. In tutto ciò, le donne almeno cercano di leggere le istruzioni.

Ps – I nomi dei prodotti non sono inventati ma «pescati» dal catalogo Ikea. Anche in questo è da leggersi, forse, la ridicola inconsistenza dei tempi.

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