Nero su nero

Non vorrei ammorbare il vostro Natale con faccende macabre, ma una notizia che arriva dalla provincia di Caserta, pur trattando di pompe funebri, si innalza al di sopra di ogni sospetto di cattivo gusto rifugiandosi, io credo, nell’umorismo più sopraffino.

La notizia, che riporto pari pari dall’agenzia, è questa: «Ricavi non dichiarati al Fisco per oltre un milione di euro, fatture con importi inferiori a quelli reali, compensi in nero. E’ così che un’agenzia di pompe funebri ha evaso il fisco per un periodo di tre anni. Al termine della verifica fiscale, l’azienda ha deciso di pagare le imposte evase versando 350mila euro». Capisco perfettamente che, sulle prime, l’umorismo di cui sopra possa sfuggire. «Ecco un’altra banda di furbacchioni» penseranno i più, «per fortuna che alla fine li hanno beccati. Avrebbero dovuto pretendere più di 350 mila euro». Altri additeranno invece la ben nota avidità del Fisco: «Evadere è sbagliato» commenteranno, «ma lo Stato non sembra lasciare alla gente altra possibilità».

Io, invece, rido, chiedendo preventivamente scusa per la mancanza di gravità con cui affronto un argomento così vicino ai dissesti morali e finanziari del nostro Paese. Una notizia, oltretutto, che, trattando di servizi funebri, ci conduce nei pressi del Grande e Misterioso Finale della Vita. Spiacente: non posso fare altro che ridere. Che cosa altro fare davanti alla faccia tosta dell’addetto che, nel momento straziante della dipartita di un congiunto, propone al cliente un funerale senza scontrino? «Se lei non dice niente, io non dico niente. Di certo il povero zio Goffredo, qui, non andrà a denunciarci». E quei «compensi in nero» che soli basterebbero, nel testo dell’agenzia, a denunciare l’impossibilità dell’ammiccamento? Insomma: lo so, ridere di queste cose è doppiamente sbagliato. Ma è l’ultimo lusso che ci è concesso: il più sciocco, il più salutare. Quello che allontana le agenzie di cui sopra, con fattura o senza.

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