Buonanotte
Giovedì 21 Gennaio 2016
Gente di gennaio
Le morti, in questo mese di gennaio, di David Bowie, Glenn Frey ed Ettore Scola ci hanno spinto in un tunnel di lutto artistico e creativo che, per una generazione come la mia, è difficile non prendere sul personale.
Noi più o meno cinquantenni vediamo sgretolarsi, accanto a riferimenti culturali che credevamo indistruttibili, anche involucri umani che, seppure a distanza, consideravamo amici intimi.
Siamo arrivati a chiederci cosa ci sia di malefico nel mese di gennaio, che sembra portarci via a grappoli gli idoli più disparati (nel 2015 fu il turno di Pino Daniele, Francesco Rosi e Anita Ekberg). In realtà, il povero gennaio non ha altra colpa che di cadere in inverno e di essere freddino anzichenò: dunque, poco sopportabile da organismi già fragili. Si è arrivati a ipotizzare, statistiche alla mano, che le festività natalizie, con la loro prospettiva di calorosa riunione familiare, prolunghino la vita dei malati, desiderosi di partecipare alla festività. Gennaio, senza altre prospettive dei saldi, portà con sé la depressione e questa l’abbattimento delle difese immunitarie.
Anche artisti e registi celebri, in qualità di organismi multicellulari, si adeguano alle statistiche, e non di rado incontrano la fine del cammino nel bel mezzo di gennaio. La statistica non basta però ad accontentare la nostra vocazione di orfani delle stelle, che anche nelle coincidenze vorrebbe trovare un messaggio, un riverbero poetico, una congiunzione sentimentale mossa, con un ultimo sforzo creativo, dai grandi che abbiamo ammirato.
Non è così e se risentissimo, rileggessimo e riguardassimo tante delle opere firmate da coloro che ammiravamo, troveremmo che era proprio questo il loro messaggio: camminiamo tutti sul ciglio di un grande vuoto, è questa la nostra condizione, questo il nostro destino, la nostra condanna e la nostra consolazione. Non lo dicevano per scherzo, ma solo perché avevano visto più lontano di noi. Non è il caso dunque di insultarli con certa superstizione casareccia: era tutta gente di gennaio con lo sguardo all’infinito.
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