Fermare il tempo

Giunti a una certa età, restiamo sgomenti di fronte all’impressione che il tempo scorra sempre più velocemente. Fenomeno che San Silvestro si manifesta intensamente come non mai.

In questo sgomento, per fortuna, non siamo soli. Lo testimoniano le infinite conversazioni che abbiamo sostenuto nei mesi scorsi. «Ho appena smontato l’albero di Natale ed ecco che è Ferragosto» avrà detto qualcuno. E noi: «Non me lo dica! Le settimane passano come minuti». Se queste sono soltanto chiacchiere casuali, sappiate che il fenomeno dell’accelerazione del tempo è stato studiato da fior di psicologi a partire dal XIX secolo. Costoro hanno cercato di capire come mai se in teoria i minuti sono uguali per tutti, in pratica per un sessantenne scorrono più velocemente che per un adolescente.

Alcuni hanno sostenuto che l’effetto si deve alla differenza del «tempo totale» tra età ed età. In pratica: a cinque anni, 12 mesi rappresentano il 20% della nostra vita, a 50 soltanto il 2%. Io però trovo più convincente la spiegazione offerta da William James nel 1890: il tempo passa più velocemente nell’età adulta rispetto a quella giovanile perché nella prima gli «eventi memorabili» sono sempre di meno. Sarebbe a dire: le prime esperienze vissute da un giovane sono importanti e svettano come torri solitarie ai lati di una lunga strada. Con l’età, l’importanza relativa delle esperienze svanisce, i giorni si fanno uguali l’uno all’altro e le settimane, i mesi e gli anni finiscono per compattarsi in un «passato» indistinto.

James aveva forse individuato le cause del problema ma non la soluzione. Rallentare il tempo e attenuare la sensazione di precipizio cronologico resta una chimera, come la pietra filosofale. Forse dovremmo moltiplicare le «esperienze memorabili» oppure basterebbe riconoscere per tali eventi che oggi tendiamo a sminuire. Potremmo provarci nell’imminente 2016. Un proposito che, per una volta, non sarebbe una perdita di tempo. Auguri.

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