Bonus alpino

Cento euro per vivere in montagna. È il bonus offerto dal Comune di Premia, in Val Formazza, ai residenti che si impegnano a rimanere, letteralmente, attaccati al pendio.

Spiega Fausto Braito, eletto sindaco dai 575 suoi compaesani: «Molti parlano di incentivare il ripopolamento delle montagne, tutti parlano della fatica di vivere in paesi di montagna con tutte le difficoltà che comporta l’essere distante dei servizi, ma pochi fanno azioni concrete a favore dei propri residenti».

Ecco perché lui si è deciso a proporre il «bonus»: nel mondo di oggi, «azione concreta» è sinonimo di bonifico bancario. Vien da sorridere al pensiero che, in Val Formazza, si offrano cento euro a chi è disposto a stare in montagna quando, per lo stesso privilegio, centinaia di migliaia di vacanzieri sono disposti a pagare molto ma molto di più. Impegnati per tutto l’anno nella scalata di pochi cavalcavia, i milanesi di svenano per arrancare, d’estate o nel weekend, su pendii un tantino più severi.

Naturalmente, c’è montagna e montagna e «viverla» non equivale a «farci una vacanza». Come dice il sindaco, i servizi sono «distanti»; noi aggiungiamo che la montagna tende a presentarsi in salita almeno quanto in discesa e che, sulle rocce muschiate, il segnale 3G si affievolisce. Non solo da oggi, però, la montagna è dura: in passato lo è stata anche di più. La sua durezza non ha però provocato fughe ma forgiato una cultura: quella che i gitanti cittadini sperano di trovare, almeno in cartolina, spingendosi in quota.

È sicuramente un poco triste che per salvare la cultura di cui sopra sia necessario pagare e forse il tentativo è perfino inutile: davvero cento euro possono bastare per decidersi ad abbandonare la nave, tanto illusoria ma anche tanto attraente, del progresso? Eppure qualcosa va fatto, ogni sforzo è benedetto e va sostenuto. E lo dico qui, dalla pianura, con la forza di cinque tacche sul mio telefonino.

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