Addolorato pianeta

Appena un mese fa, ospite di un talk show, Barack Obama ebbe a dire che se a qualcuno venisse concessa la possibilità di scegliere in quale epoca nascere farebbe bene a decidersi per la nostra.

Mi chiedo se lo ripeterebbe oggi, dopo la settimana che abbiamo passato, tra Puglia, Nizza e Ankara, colti dalla sensazione che la Terra tutta ci stia franando sotto i piedi. Eppure, in apparenza, le ragioni di Obama reggono: «Il mondo non è mai stato più ricco, tollerante, salubre e sicuro» ha affermato il presidente Usa. Il che, statisticamente, è vero. Dal 1945 a oggi il numero di morti per guerra è drasticamente crollato (anche se, dalla caduta del Muro, i conflitti sono aumentati: quelli tradizionali - nazione contro nazione - sono praticamente scomparsi, ma le guerre civili abbondano).

L’Organizzazione mondiale della salute riferisce poi che dal 2000 a oggi l’aspettativa di vita in tutto il mondo è cresciuta più di quanto abbia fatto nel secolo scorso nelle nazioni progredite. Inoltre, i Paesi poveri stanno guadagnando terreno: sempre negli ultimi 16 anni, il continente africano ha ridotto il gap di aspettativa di vita con l’Occidente di 4,9 anni.

Che dire della tolleranza? Il razzismo, lo vediamo, non è del tutto passato di moda, ma le correnti di pensiero che vi si oppongono sono oggi come non mai diffuse e la libertà di religione, nonostante sia minacciata e ostacolata in più aree, trova rifugio, secondo lo specifico rapporto governativo americano, nelle «concrete azioni prese da più governi a protezione di minoranze e a tutela dei diritti umani».

Più ambiguo il dato sulla ricchezza: è vero che il World Wealth Report segnala che in quasi tutti i continenti le persone ad alto reddito aumentano, ma questo non è necessariamente un segnale positivo qualora, con ricchezza, si intenda «benessere diffuso».

Insomma, pur con qualche doverosa ombreggiatura l’affermazione di Obama tutto sommato regge. Come mai allora non ci convince affatto? Perché le statistiche che la sostengono sono assolute e noi viviamo invece in uno spazio e in un tempo relativo, in cui il futuro non è ancora statisticamente determinato e, anzi, i segnali che crediamo da esso provengano sembrano foschi e terrificanti. È difficile uscire da questa percezione, perché essa è tutto ciò che abbiamo, l’unico strumento di navigazione installato nelle nostre vite. Non dimentichiamo però che il progresso umano esiste, anche se è difficile vederlo, come è difficile, se non impossibile, percepire il solenne moto nello spazio di questo addolorato pianeta.

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