L’Olanda contro la jella Mondiale
Con la benedizione di «re» Cruijff

Lodi sperticate del fuoriclasse orange per la squadra vista negli ottavi contro il Messico: «Questo è il calcio che veramente mi piace e che dà sempre ottimi frutti». Basterà per cancellare la maledizione delle 3 finali perse su 3?

E se lo dice sua maestà il papero d’oro, al secolo Johan Cruijff, il più grande calciatore olandese (e non solo) della storia, forse gli Orange hanno davvero trovato la quadra.

L’ex fuoriclasse emblema del «calcio totale» degli anni ’70 nella sua rubrica che tiene per il giornale «De Telegraaf» ha scritto di «aver finalmente rivisto l’Olanda che amo. I migliori 20 minuti di questo Mondiale li ho visti nella partita contro il Messico. Questo è il calcio che può offrire la sua incredibile bellezza, questo è il football che io amo». E considerato a) il brutto carattere del personaggio, b) una certa qual tendenza a considerarsi il migliore (a prescindere) in tutto , c) la vagonata di critiche che puntualmente riversa addosso ad ogni nazionale olandese, c’è da rimanere sorpresi.

Cruijff ha sempre fatto storia a sé, forte di un talento fuori dal normale, di un ego a tratti ipertrofico e di una personalità unica. Emblematica la sua scelta di giocare con una maglia della nazionale tutta sua, con due strisce nere sulla manica invece di tre, con notevole rabbia dello sponsor ufficiale dell’epoca, il colosso Adidas. Cruijff aveva difatti un proprio sponsor tecnico personale, e per evitare problemi scuciva una delle tre strisce nere dalle maniche e giocava solo con due per parte, come ben testimonia l’immagine accanto, direttamente dai Mondiali del 1974 in Germania.

«Abbiamo mostrato di cosa siamo capaci

- sostiene ancora Cruijff - e spero che la nostra nazionale

mantenga il livello degli ultimi 20 minuti contro il Messico,

perchè questo è il calcio che veramente mi piace, e che dà

sempre ottimi frutti». Quello che l’Olanda pratica da Cruijff in poi, per intenderci, e che ha visto un’incredibile schiera di campioni: dal «papero d’oro» a Rep, Neeskens, Krol, Rensenbrink, Van Basten, Gullit, Rijkaard, fino ai più recenti Robben e Sneijder. Ma finora il tabellino dei mondiali segna 3 finali perse su 3: Germania 1974, Argentina 1978 e Sudafrica 2010. Riusciranno gli Orange ad interrompere la serie nera, con la benedizione di sua maestade Cruijff?

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