Bergamo senza confini / Bergamo Città
Domenica 11 Novembre 2018
«I primi bit con il Commodore64
poi gli hackathon a San Francisco»
Dal liceo scientifico don Milani a Romano al master in Business Mba a Dubai nella Penisola araba. «In Silicon Valley i primi hack day di programmazione». «Sono stato a San Francisco tre mesi e mezzo e ora studierò un anno a Dubai per approfondire una delle mie passioni, l’innovazione legata alla tecnologia, e per imparare ancora meglio l’inglese, lingua di cui, ormai, se vuoi essere cittadino del mondo, non puoi fare a meno, soprattutto se nella vita ti occupi, come me, di tecnologia».
Daniele Spera, 34 anni di Covo, si è trasferito a Dubai a metà settembre di quest’anno per frequentare un master di un anno in Business Mba incentrato sul business a livello globale e specializzato sulle innovazioni e tecnologie dirompenti, con diversi corsi incentrati sul business etico, alla Hult. Diplomato al liceo scientifico Don Lorenzo Milani di Romano di Lombardia nel 2003, dopo la laurea triennale in Scienze e tecnologie per la comunicazione musicale conseguita alla Statale di Milano nel 2015, Daniele, spinto dalla sua grande passione per la tecnologia, ha iniziato a lavorare come sviluppatore di applicazioni web, prima a Milano, subito dopo la laurea, come consulente Kelly Service presso Avanade, e, poi, dal febbraio 2017, per la Klan.it, una società di Crema.
«Mi ha sempre affascinato l’innovazione e la tecnologia – racconta Daniele –. Da piccolo avevo un Commodore64 con cui giocavo spesso, alle medie il primo minicorso su linee di comando. In quegli anni iniziavano a entrare i computer professionali nelle case, successivamente Internet e finalmente le tariffe flat e da lì sono cresciuto con loro». Lavorare nel mondo della tecnologia lo ha spinto a volerne sapere sempre di più e a iniziare a pensare di visitare i luoghi da dove questa innovazione ha preso il via. «Continuando a conoscere questo mondo – spiega il ragazzo – e leggendo articoli e libri sulla Silicon Valley e i suoi fondatori ho iniziato a pensare di frequentare un corso di inglese a San Francisco».
Daniele ha così deciso di lasciare il lavoro a marzo di quest’anno e l’8 aprile si è trasferito a San Francisco. «Lì – continua Daniele – ho seguito tre mesi e mezzo di corso alla Ef di San Francisco, ogni giorno per 4 ore al giorno tra lezioni di inglese e classi di approfondimento, il resto della giornata visitavo la città e la sera assistevo a meeting sulle nuove tecnologie. Qualche weekend l’ho speso a partecipare agli hackathon, che sono delle sfide tra piccoli progetti tecnologici sviluppati in due giorni, altri partecipando alle escursioni organizzate dalla scuola, come quelle a Napa Valley, alla Silicon Valley o ad Alcatraz. Grazie alla scuola ho avuto anche l’occasione di sviluppare un miniprogetto, una applicazione web per l’interazione multiplayer, per una start up locale». A fine corso ne ha, poi, approfittato per visitare la California on the road. «Tutto questo – specifica Daniele – mi ha permesso di conoscere e apprezzare la mentalità californiana, veramente molto aperta alla diversità e all’innovazione. Ho sperimentato il vivere in un ambiente multietnico, il quale mi ha fortemente arricchito e dal quale mi piacerebbe essere circondato per il resto della vita».
A San Francisco Daniele ha conosciuto la Hult, l’istituto che frequenta ora a Dubai. «Era tra i partner della scuola che frequentavo – racconta ancora – e sono stato attirato da un master in Business Mba incentrato sul business a livello globale, specializzato sulle innovazioni e tecnologie dirompenti e, ancora, con diversi corsi incentrati sul business etico. Sono andato quindi a un open day e ne sono rimasto ulteriormente affascinato. È la naturale prosecuzione del binario su cui mi sono messo a viaggiare. Anche l’ambiente riflette la propensione all’innovazione, alla sperimentazione e creatività. Le presenze vengono raccolte per esempio da un rivelatore di impronte digitali e ci sono molte stanze per le riunioni a disposizione degli alunni per trovarsi e su cui si può scrivere sui i muri rivestiti di vernice lavabile. Quest’anno, inoltre, c’era una bella opportunità a livello di borse di studio su Dubai, quindi ho tentato l’applicazione, che è stata una corsa, ma fortunatamente è andato tutto bene e sono stato accettato».
Il master gli offre anche possibilità di ulteriori percorsi di studio e esperienze. «Volendo, poi, c’è la possibilità di proseguire col “dual degree”, un’ulteriore specializzazione di altri 6 mesi in altri settori. C’è, inoltre, la possibilità di ruotare: la scuola ha 6 sedi, San Francisco, Dubai, Shanghai, Londra, New York e Boston, in cui è possibile trasferirsi per seguire diversi moduli accademici dello stesso corso. Durante il percorso si è seguiti da un career manager che ha il compito di pianificare con te, sulla base delle tue capacità e attitudini, un percorso lavorativo. Quindi, se tutto andrà per il meglio, ci sono buone probabilità di avere uno sbocco lavorativo in breve tempo, finiti gli studi». Terminato il master, Daniele ha intenzione di cercare lavoro all’estero, almeno inizialmente. «Al termine di questo percorso – spiega –, sul breve periodo, per i primi anni, vorrei restare all’estero, poiché è la soluzione migliore, sia per avere un’esperienza lavorativa internazionale, sia per recuperare più velocemente l’investimento fatto, in quanto i salari sono mediamente molto più alti. L’obiettivo principale è trovare un lavoro con una mission in cui creda e che magari impatti positivamente a livello sociale».
In un futuro più lontano, invece, Daniele vorrebbe rientrare in Italia, anche per stare vicino alla famiglia e agli amici. «Sul lungo periodo mi piacerebbe tornare in Italia – conclude –. Penso, però, che per me la stabilità sia ancora lontana, soprattutto se si mira a fare un po’ di carriera. Sicuramente il poter viaggiare e vivere diversi periodi in diverse parti del mondo sarebbe una prospettiva allettante e utile per il mio lavoro. Indubbiamente però stando lontano mi sono mancati e mi mancano la famiglia e gli amici, le suonate con la fanfara e il caffè».
Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].
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