Bergamo senza confini / Pianura
Domenica 17 Agosto 2014
«Come il vento volo nel mondo
per spingere l’energia verde»
di Marco Bargigia
Cinque città in cinque anni. Un cambio continuo di quotidianità, case e abitudini. Ma l’intenso girovagare lavorativo del poco più che trentenne trevigliese Daniele Semenza ha un solido punto fermo: gran voglia di affrontare diverse esperienze di vita e professionali.
Cinque città in cinque anni. Un cambio continuo di quotidianità, case e abitudini. Ma l’intenso girovagare lavorativo del poco più che trentenne trevigliese Daniele Semenza ha un solido punto fermo: è quel mezzo sorriso che sa svelare una naturale attitudine all’adattamento e una gran voglia di affrontare diverse esperienze di vita e professionali. Dal 2009 è analista di mercato per la «Vestas», azienda danese leader mondiale nella produzione di turbine eoliche, per la quale ha lavorato in diverse sedi: quattro in Scandinavia, mentre da circa due anni si è stabilito nella città tedesca di Amburgo: «Nel mercato delle energie rinnovabili, il mio compito principale è di studiare l’andamento delle vendite attuali e stimare quelle future per le aree geografiche dell’Europa centrale, dell’Est e per il Sud Africa, oltre a tracciare le strategie riguardanti le politiche commerciali».
Come il vento, Daniele è sempre stato in movimento: dopo una laurea e un Master in Bocconi in Management internazionale arricchito da due semestri all’estero – a Wellington in Nuova Zelanda e a Stoccolma in Svezia –, la sua carriera è partita da Fabriano: «Lavoravo per un’azienda italiana nell’ufficio del Business development, ma non c’erano possibilità di crescita e sono andato alla ricerca di un’esperienza di più ampio respiro». Così, dopo vari colloqui è riuscito a entrare nel «graduate programme» della Vestas: «È un programma di inserimento lavorativo per giovani ritenuti “ad alto potenziale” applicato da diverse multinazionali; in pratica, assumono neo-laureati con un contratto di due anni durante i quali ogni otto mesi si cambia ruolo e di conseguenza anche la sede lavorativa: ho lavorato in due piccoli paesi della Danimarca come controller in produzione (a Lem) e a livello globale (a Randers), per poi concludere a Malmo (Svezia) nel settore vendite». Infine l’assunzione a tempo indeterminato: in un primo periodo come project manager nella città danese di Arhus; ora ad Amburgo, come analista di mercato.
«Uno degli obiettivi prefissati dall’Unione europea è che il 20% del fabbisogno energetico europeo sia ricavato da fonti rinnovabili entro il 2020 – spiega Daniele, esperto e appassionato di rinnovabile –. La Germania, ad esempio, ha preso la netta decisione di dismettere le centrali nucleari, quindi il mercato tedesco punta molto su questo canale e così sarà almeno per i prossimi 10 anni. Conosco meno quello italiano: so che nello Stivale le nuove installazioni sono calate della metà, ma sarebbe un azzardo affermare che siamo in ritardo».
Il discorso si amplia: «Le energie rinnovabili sono fondamentali per la salvaguardia dell’ambiente, ma a livello strutturale al momento non possiamo dipendere solo da quelle perché la produzione è variabile e difficile da prevedere. Una soluzione a livello teorico c’è, ma la ricerca non ha ancora prodotto soluzioni economicamente ampliabili su larga scala: servirebbe un enorme accumulatore di energia (una sorta di pila) che in presenza di molto vento e sole, sia in grado di immagazzinare a basso costo tale sovrapproduzione di energia per poi dispensarla nel periodo in cui queste forze naturali vengono meno. Credo sia questa la vera sfida tecnologica di oggi: accumulare grandi quantità di energia a basso costo, per permettere l’espansione delle rinnovabili. Sarebbe un cambiamento epocale per l’intera umanità».
E a proposito di cambiamenti, Daniele racconta delle diverse città nelle quali ha vissuto: «In Scandinavia la qualità della vita è ottima, sia a livello lavorativo che sociale. C’è un benessere diffuso e grazie a un forte Welfare state anche i pochi indigenti riescono a condurre una vita dignitosa. Sembra il paradiso, non ci sono quasi mai problemi: è di certo un paradosso ma dopo un primo periodo di grande entusiasmo, ho trovato tutto ciò un po’ troppo piatto e statico». Ad Amburgo invece, il clima che si respira è diverso: «Qui c’è molto più movimento, la città è vivissima: si va dalle zone più “in”, a quelle più alternative. In più, il quartiere vicino al porto (Reperbahn) oltre a essere celebre per le discoteche kitsch, è famoso perché proprio lì ad inizio anni ’60 quattro ragazzi di Liverpool mossero i primi passi musicali decisivi: poi diventarono i Beatles». E anche Daniele ci sapeva fare con la chitarra: «È stato il mio primo amore e in gioventù ho frequentato il Conservatorio vincendo numerosi premi nazionali. A 19 anni ho scelto l’Università, chiudendo la relazione con la musica: o la ami con tutto te stesso o è meglio lasciar perdere totalmente». Più virtuoso con le mani che con i piedi, Daniele comunque non si fa sfuggire l’occasione settimanale per giocare a calcio con gli amici-colleghi: «In Danimarca saltavo gli avversari come paletti, visto il basso livello. Qui in Germania è molto più dura. Ultimamente il gioco si è fatto più acceso – dice sogghignando –. Durante i Mondiali infatti gli amici tedeschi ci hanno messo più grinta anche sul campetto di quartiere».
Ad Amburgo vive con la fidanzata polacca Sylwia: «Mi ha raggiunto circa due mesi fa ed è in cerca di un lavoro. In questi anni abbiamo fatto i salti mortali per vederci affrontando insieme una sfida spesso sottovalutata: cambiare di continuo città e Paesi richiede un sacrificio costante, ma finora è andato tutto per il meglio» spiega felice. La città offre loro un ambiente sociale vivace e stimolante ma, sottolinea «oltre alla famiglia, mi mancano quegli amici storici che ti conoscono da sempre con cui condividere la vita in leggerezza, magari davanti a un aperitivo».
E per il futuro? «L’anno prossimo si cambia ancora vita: andrò in Svizzera per frequentare un Master in Business e amministrazione a Losanna. Poi si vedrà: il futuro si costruisce giorno per giorno».
Marco Bargigia
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