Bergamo senza confini
Domenica 01 Luglio 2018
«A Maiorca cucino
piatti made in Bergamo»
L’idea di quale lavoro avrebbe fatto da grande gli è sempre stata chiara fin da bambino, quando ancora la domenica aiutava la mamma in cucina. Una passione per il buon cibo scoperta nella tenera età e coltivata negli anni con così tanto trasporto che oggi Giorgio Parapini, 33 anni, si è guadagnato il titolo di chef del «Fergus Style Pollensa Park Spa», il grande hotel a quattro stelle di Port De Pollensa, a Maiorca.
Ma la strada che l’ha portato sull’isola più grande delle Baleari è stata tortuosa, costellata di importanti esperienze collezionate nelle cucine d’Europa. Originario di Fornovo San Giovanni, trasferito con la famiglia a Morengo nel 1996, Giorgio ha studiato all’istituto professionale alberghiero di San Pellegrino, diplomandosi nel 2003. Terminati gli studi, la piccola esperienza lavorativa di qualche mese in un ristorante di Torino. La svolta però è arrivata nel 2004, con la partenza per Londra. «Ho lavorato per Harry’s Bar, un club privato della capitale del Regno Unito – racconta Giorgio–: ero giovane, appena ventenne, mi sentivo carico di responsabilità, senza contare che mi trovavo lontano dall’Italia. È stata una prova dura e molto forte, però mi ha permesso di crescere».
Dopo nove mesi, il trasferimento a Parigi per lavorare all’Emporio Armani Caffè. «Nonostante la poca affinità iniziale con la capitale francese, ho lavorato per Armani fino al 2008 – continua Giorgio –: un’esperienza che nonostante tutto mi ha fatto migliorare come cuoco, perché ho potuto assistere a uno stile davvero alto di cucina».
Senza riuscire a mettere radici e senza lasciarsi spaventare dal futuro, nel 2008 si presenta un altro cambio di rotta per Giorgio, con il lavoro al ristorante italiano «Boccon Divino» a Madrid, il migliore della capitale. «Quando sono arrivato in Spagna ho conosciuto il proprietario del ristorante che ha subito creduto in me, tanto da promuovermi a chef di cucina – sottolinea Giorgio –. Credo sia stato il periodo più fortunato della mia vita: avevo molta libertà e potevo dare sfogo alla mia fantasia, mi sentivo davvero realizzato. Poi, nel 2011, ho deciso di lasciare la Spagna per un po’. Dopo aver conosciuto la linea di cucina di un ristorante, sento il bisogno di cambiare, di non fermarmi e di continuare a sperimentare cose nuove».
Una piccola ricarica di cucina italiana, con tre anni a Bariano al ristorante «Convento dei Neveri», ed ecco la chiamata di un amico di Maiorca, con l’invito a raggiungerlo per cucinare nel suo ristorante. Ben presto però, nel 2012, arriva la possibilità di lavorare per l’Hotel Fergus a Pollensa, a nord est dell’isola. Un cambio di prospettiva per Giorgio, abituato a lavorare nei piccoli ristoranti. «Inizialmente, quando mi è stato proposto l’hotel, nutrivo dei dubbi – confessa Giorgio –, perché non lo reputavo un lavoro così fantasioso quanto quello di uno chef di un ristorante. Con il tempo però mi sono ricreduto».
Nel giro di due anni, Giorgio è passato da essere un semplice cuoco ad assumersi l’importante incarico di chef. Un ruolo non semplice, specialmente se si cucina per un hotel come il Fergus, capace di ospitare oltre 700 persone, in uno dei luoghi più turistici dell’isola. «Qui a Maiorca ho scoperto che in un hotel la mole di lavoro è davvero grande – sottolinea lo chef –: oggi gestisco 25 persone in cucina e la responsabilità è alta. Devi tenere tutto sotto controllo, dalla colazione fino al dolce che sarà servito la sera. Si tratta di un altro modo di fare ristorazione, non meno interessante ma diverso, perché non si guarda tanto al dettaglio ma tutto deve essere sempre preciso: insomma, devi avere mille occhi e tanta pazienza».
Oltre al grande cambiamento lavorativo, Giorgio ha dovuto fare i conti anche con un diverso modo di vedere la cucina. «Il culto per la buona tavola non è così radicato nello stile di vita degli spagnoli quanto lo è per gli italiani – spiega –: in Italia riunire la famiglia per mangiare, tutti seduti intorno alla tavola, è quasi un gesto sacro, un rituale. In Spagna invece vive la cultura delle tapas, dello spizzicare il cibo. Sono due modi diversi di vedere il momento dedicato al pasto».
Con l’intento di coniugare la tradizione spagnola con quella italiana, Giorgio è riuscito a inserire nel programma della cucina del Fergus anche alcune brillanti idee, come l’angolo italiano nel buffet e la serata tematica settimanale in cui proporre la cucina italiana. In particolare, a Giorgio piace presentare anche i prodotti della sua terra bergamasca.
«Quando cucino mi piace spaziare molto perché grazie ai viaggi ho aperto i miei orizzonti culinari. Però, se ho l’opportunità, amo inserire alcuni piatti di Bergamo, facendo assaggiare il taleggio o la nostra polenta. Non posso negare infatti che la cucina italiana, per me, resta sempre la migliore».
Dopo quattro anni a Maiorca, Giorgio non può che guardare alla sua scalata rapida verso il successo con gioia, consapevole che deve tutto alla sua intraprendenza, al duro lavoro, e al sostegno delle persone care: «Credo che se sono arrivato a questo livello è perché me lo sono proprio guadagnato. Ma non ce l’avrei mai fatta se non avessi avuto l’appoggio dei miei genitori, della mia famiglia e in particolare dell’amico professore Francesco Zurolo, il mio maestro: ancora oggi se ho bisogno di un consiglio in cucina, so a chi rivolgermi».
Per il momento Giorgio ha pochi progetti per il futuro, perché, come rivela lui, ha imparato a non programmare troppo la sua vita, ma a decidere passo dopo passo. Come è successo quando è partito la prima volta per Londra: una chiamata, un’offerta di lavoro e l’occasione presa al volo, senza troppi pensieri. «Penso che in Italia ci siano molte opportunità nel settore della ristorazione, forse però se vai all’estero e sei italiano hai un asso in più nella manica. Per il momento mi piacerebbe continuare a giocare bene le mie carte qua a Maiorca, ma non escludo che possa fare ancora qualche viaggio. Il mio futuro rimane aperto, ho imparato che la vita va come vuole lei».
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