Domenica al Tardini
con la testa giusta

Che settimana per l’Atalanta: dopo il quarto ko di fila contro la Sampdoria, mercoledì l’esonero di Colantuono e l’ingaggio di Reja, giovedì le parole del nuovo mister («Voglio un’Atalanta più sicura che giochi fino alla fine») e quelle del presidente Percassi («Era necessario uno scossone, ora non ci saranno più alibi per nessuno») e venerdì, infine, l’ok della Lega per l’aiuto economico al Parma che potrà così sfidare domenica i nerazzurri al Tardini.

Se Percassi ha deciso di esonerare Colantuono, ovvero l’allenatore simbolo della sua gestione, colui che ha scalato quasi tutti i record sulla panchina nerazzurra, che ha recuperato in un battibaleno sei punti di penalizzazione e centrato una serie di sei vittorie consecutive da sogno europeo, è perché il presidente ha intuito che l’Atalanta - sull’orlo del baratro da tempo - avrebbe potuto finirci dentro a breve.

Se sia stata una decisione maturata nel tempo, se ci sia stato un episodio così grave da infrangere improvvisamente il rapporto (non è nemmeno da escludere che il coinvolgimento nel calcioscommesse abbia minato irreversibilmente la serenità di Colantuono) non lo sapremo probabilmente mai, ma ormai è acqua passata. Ora c’è un nuovo allenatore e c’è una squadra che deve gestire i tre punti di margine sul Cagliari e i quattro sul Cesena per salvarsi. L’abbiamo già scritto e lo ripetiamo: l’impresa non è impossibile, ma non è da sottovalutare. E il motivo di maggior conforto è dato dalla debolezza delle dirette concorrenti, non dalla competitività dimostrata dall’Atalanta.

Il potenziale della squadra bergamasca è rimasto finora inespresso. Se effettivamente c’è sarà in grado Reja di consentire ai giocatori di esprimersi secondo le loro possibilità? Denis, autore di un campionato sbiadito dopo tre annate super (16, 15 e 13 gol), rinascerà a 33 anni suonati? Nel campionato in corso ha segnato 4 reti in 25 match, una media di 0,16 gol a partita che è curiosamente vicina a quella (0,20: 13 segnature in 63 presenze) totalizzata dall’attaccante argentino nelle due annate a Napoli (2008/09 e 2009/10), proprio alle dipendenze di Reja. Vedremo. Così come vedremo se Cigarini continuerà a mantenere un rendimento insufficiente e discontinuo in rapporto alla sua innegabile classe o se deciderà di trascinare la squadra.

Reja è un allenatore esperto e di buon senso, abituato a gestire la pressione di mondi calcistici complessi come quelli del Napoli e della Lazio e ha dunque la personalità per dare alla squadra i giusti imput per rilanciarsi, anche se ha quasi mai lottato per la salvezza in serie A (e le due volte in cui ha lottato è sempre retrocesso con il Vicenza).

Ma al di là del rendimento dei due giocatori più importanti dello scacchiere dei nerazzurri, se si esclude l’infortunato Moralez, l’unico dei big ad aver tenuto in piedi la baracca, è il collettivo che dovrà darsi una mossa. Già dal match di domenica contro un Parma che sicuramente sarà penalizzato dalla lunga sosta e dall’essersi allenato con la spada di Damocle rappresentata da un club alla sfascio ma che vorrà dimostrare di essere ancora una squadra di calcio.

E al di là del modulo, delle strategie tattiche e del gioco, sicuramente l’infortunio di Moralez continuerà a pesare sull’economia della squadra e per il momento negherà a Reja di puntare sul modulo prediletto, sarà fondamentale il fattore mentale. L’ha già sottolineato l’allenatore goriziano nella presentazione: l’Atalanta non può avere flessioni di rendimento così marcate nel corso di un match, deve giocare con assoluta determinazione e concentrazione fino all’ultimo minuto di recupero. Contro la Sampdoria è emersa anche una flessione atletica abbastanza inquietante. Contro il Parma ci saranno dunque da monitorare in primis testa e gambe, per il gioco probabilmente se ne riparlerà. Possibilmente con tre punti in cassaforte.

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