Partita non giocata
Guardiamo avanti

Alla sosta di campionato nella parte sinistra della classifica, davanti a Milan e Juventus, ed esattamente equidistante - con 11 punti incamerati - dalla vetta della classifica (18 Fiorentina) e dall’area retrocessione (4 Verona e Frosinone). Anche il più sognatore tra i supporter atalantini avrebbe firmato per essere in nona posizione dopo la 7ª giornata, pensando anche alle sofferenze della scorsa stagione.

Un incipit confortante ci voleva, per non pensare e ripensare alla partita non giocata di Firenze. Non giocata perché l’espulsione di Paletta al 4’ pt e il rigore trasformato da Ilicic al 6’ pt hanno regalato alla squadra viola, che sta attraversando uno straordinario momento di forma (11 gol segnati in una settimana tra serie A, ora è al comando da sola, ed Europa League), un vantaggio enorme. Non giocata per colpa dell’Atalanta, naturalmente. Gomez ha commesso due errori, perdendo palla e franando in area su Blaszczykowski insieme a Paletta. Il rigore c’era, l’espulsione di Paletta probabilmente no, perché il fallo più evidente l’ha commesso proprio Gomez, ma l’arbitro si è limitato ad applicare il regolamento che pure è molto severo in questi frangenti: espulsione e rigore contro sono un fardello pesantissimo da sopportare.

Se ci fosse stata contro una squadra diversa magari l’Atalanta avrebbe potuto rimediare. Ma contro la Fiorentina, che aveva preso a sberle l’Inter a San Siro, si è subito intuito che sarebbe stato impossibile. È vero, Moralez ha avuto sul piede una palla clamorosa per pareggiare nel primo tempo, ma - anche se avesse segnato - crediamo proprio che la Fiorentina sarebbe stata comunque in grado di vincere. Perché la Viola gioca splendidamente e sta funzionando come un orologio svizzero: il suo metronomo è Borja Valero che domenica ha avuto indici di rendimento stellari. E quando Bernardeschi ha ancora bucato centralmente la difesa atalantina favorendo il gol proprio di Borja Valero, si era al 34’ pt, il match è stato virtualmente sigillato dal team allenato da Sousa.

Al di là della terza espulsione in sette giornate, che dovrebbe comunque indurre a una riflessione, e di una difesa stavolta tentennante, l’Atalanta - in considerazione del doppio ko ricevuto in faccia al primo round - ha comunque lottato con fierezza, senso dell’onore e spirito di sacrificio, almeno fin quando le forze l’hanno sostenuta. Molte insufficienze ai giocatori sono dipese più dai problemi contingenti derivanti dall’inferiorità numerica (pensiamo soprattutto ai centrocampisti) che da loro precisi demeriti. Reja ha incitato a gran voce la squadra dalla panchina come se l’impresa fosse possibile e come era giusto che fosse. Ma l’aver sostituito Denis - uno dei più positivi - nell’intervallo e aver privato la squadra di un punto di riferimento in attacco è stato un segnale inequivocabile di come la ripresa sia stata in primis interpretata in funzione esperimenti.

L’Atalanta non era proiettata verso l’Europa League prima e non deve ripensare alla lotta per non retrocedere ora. La scoppola di Firenze è da classificare soltanto come il classico incidente di percorso. I nerazzurri devono continuare nel loro cammino di crescita puntando molto sulla sfida contro un Carpi, da non sottovalutare, alla ripresa del campionato.

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