Atalanta in rete / Bergamo Città
Lunedì 11 Gennaio 2016
Ok, squadra in crisi
Ma ci vuole equilibrio
Ci vuole un po’ di equilibrio. Le quattro sconfitte consecutive sul groppone hanno indubbiamente annacquato il cammino dell’Atalanta nel girone d’andata, ma i nerazzurri si sono comunque congedati dalla fase ascendente in 11.a posizione con 24 punti e a +9 dal Frosinone terzultimo. I numeri sono inequivocabili.
Se pensiamo che c’era un po’ di apprensione alla vigilia del campionato per via dello scorso torneo, molto sofferto e concluso sul quartultimo gradino, non possiamo che parlare di bilancio positivo: l’obiettivo primario del club nerazzurro è la permanenza in serie A e in tal senso l’Atalanta è sulla buona strada, di più, è su un’autostrada. Basta pensare che se avesse vinto contro il Genoa, la compagine nerazzurra avrebbe addirittura centrato il suo record di punti nel girone d’andata.
Per i tifosi che invece, sulle ali delle prestazioni che talvolta sono state entusiasmanti, speravano di restare a sinistra in classifica e sognavano magari l’Europa è indiscutibile che il momento attuale sia fonte di grande amarezza e addirittura di risentimento. La cessione di Moralez, è inutile girarci intorno, ha destato perplessità e i più critici hanno pensato che l’Atalanta - constatando la classifica - ha voluto soltanto monetizzare, tra l’altro non molto, non preoccupandosi di rischiare di smontare il giocattolo, tanto la salvezza non è a rischio. Inutile fare discorsi del genere. Se a fine mercato effettivamente la squadra non sarà stata rinforzata nei punti deboli (un esterno per sostituire Moralez, una punta e un centrocampista) allora si potrà dire che alla dirigenza nerazzurra va benissimo la salvezza e stop, che non pensa al futuro, ma anche in questo caso sarebbe nel suo diritto non allargare i cordoni della borsa. Basta non crollare e retrocedere....
Come in tutte le cose ci vuole equilibrio nel valutare la situazione. L’Atalanta attuale sta attraversando un momento di crisi, è lampante, ma non scordiamo quanto è stato costruito, il bel gioco, una solidità di base e un’identità ben definita. Ricordiamo che molti tifosi della Juventus volevano cacciare Allegri quando i bianconeri erano a 10 punti dalla vetta e ora sono ancora lì a lottare per lo scudetto, che l’Empoli - dopo il ko casalingo contro il Chievo nella prima giornata - era già dato come retrocesso e invece è la squadra rivelazione e che il Torino di Ventura sembrava uno squadrone e invece sta arrancando. Tanto per dare un’idea.
L’Atalanta si è infilata in un tunnel per una serie di motivi. Se ne è già parlato. Il principale problema è che sono mancate un po’ le motivazioni vista la posizione tranquilla: è abbastanza grave perché parliamo di professionisti ben pagati che dovrebbero sempre dare il massimo, ma è anche vero che si tratta pur sempre di uomini e non di robot e può succedere di rilassarsi. E di continuare a rilassarsi. Anche se ora è bene darsi una regolata. C’è l’Inter all’orizzonte, stavolta le motivazioni dovrebbero esserci a prescindere.
C’è inoltre un problema, altrettanto evidente, di gioco. L’Atalanta non ha mai segnato molto, vanta il sesto attacco meno prolifico della serie A, è quasi da retrocessione. Si è però infortunato Pinilla e Denis non ha purtroppo dimostrato di poterlo sostituire, al di là di qualche sprazzo. È vero che ha segnato lo stesso numero di gol del cileno, ma il suo apporto alla squadra è stato di gran lunga inferiore, quasi impalpabile. Da due partite (non da quattro però, si è perso anche con Maxi) non c’è più Moralez e la squadra ne sta risentendo un po’. Gomez e Moralez giocavano ormai a occhi chiusi, dialogavano, si interscambiavano. D’Alessandro deve ancora integrarsi e soprattutto non ha la continuità di rendimento di Moralez.
Inoltre, la squadra ha denunciato soprattutto nell’ultima partita un affaticamento fisico. Se l’Atalanta gioca a mille, aggredisce, per l’avversario di turno è dura, se i ritmi sono bassi anche la pericolosità dei nerazzurri s’attenua. Per mesi l’Atalanta ha mostrato una condizione atletica invidiabile, una flessione ci sta. Gomez non ne sta risentendo molto, è sempre tra i più attivi, ma anche lui non può essere sempre al 100%. De Roon, che domenica era squalificato, nelle precedenti due partite si era espresso ben al di sotto del suo straordinario standard stagionale. Probabilmente anche lui è in un momento di calo di forma. Se si somma tutto, il rendimento attuale e insufficiente non è sorprendente.
Anche Reja può aver sbagliato qualcosa contro il Genoa, nell’assetto e nei cambi. Non tanto nel cambio Grassi-Migliaccio. Il tecnico goriziano ha sempre giocato per vincere, non ha mai rinunciato a giocare. Se stavolta, sullo 0-0, ha preferito inserire un giocatore più di contenimento come Migliaccio per uno più offensivo come Grassi è perché aveva intuito - a ragione - che l’Atalanta doveva tentare di conservare il pareggio più che puntare a vincere. L’Atalanta ha perso, ma quel cambio ci stava. Invece, un inserimento prima di Monachello in sostituzione di Denis avrebbe potuto magari dare maggiore verve all’attacco atalantino. È ora di dare più fiducia a Monachello, in attesa di Pinilla. Così potremo vedere quanto vale l’Under 21. Anche perché peggio di così in attacco è difficile fare. Ma comunque, ammesso che Reja abbia sbagliato qualcosa, anche il mister atalantino può sbagliare, nessuno è perfetto. Insomma, ci vuole un po’ di equilibrio.
Marco Sanfilippo
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