Dimenticare Torino
Pensare alla Lazio

Per la quasi totalità dei tifosi nerazzurri quella di Torino è stata una scoppola indigeribile: la Juventus stava ancora carburando, l’Atalanta sprizzava salute da ogni poro e dunque sembravano esserci le premesse, se non per un colpaccio, perlomeno per una prestazione positiva sul piano del gioco. Invece è stato un flop totale: i bergamaschi hanno calato subito le braghe, non hanno mai tirato in porta e sono stati giustiziati con un 2-0 che avrebbe anche potuto trasformarsi in goleada.

E addio riscatto: sono diventati undici i ko consecutivi incassati dai nerazzurri contro la Juventus e i supporter atalantini si sono rotti le scatole di dover sopportare sempre il sorriso di commiserazione dei fan bianconeri. Pure mister Reja, del quale deve essere ancora una volta in più lodata la sincerità e l’onesta intellettuale, ha ammesso che l’Atalanta di Torino l’ha deluso perché si è arresa troppo presto senza giocare con la necessaria aggressività.

Tutto giusto, ma ci sembrano eccessive le critiche grandinate sulla compagine nerazzurra. Che ha perso non contro una squadra di onesti lavoratori della pedata, ma contro la Juventus, che domenica ha dimostrato di essere sulla strada per ridiventare il caterpillar che per quattro anni di fila ha asfaltato tutte le rivali, anche le più agguerrite, del campionato. Ed è un segnale decisamente inquietante per chi spera di vincere lo scudetto.

Se Pogba gioca da Pogba, Dybala fa il fenomeno e tutta la squadra bianconera si esprime con la determinazione e la concentrazione antiche è quasi scontato che una squadra come l’Atalanta - che pure vantava 5 punti di margine - sia destinata a soccombere allo Juventus Stadium. Sì, i nerazzurri potevano opporre maggiore resistenza, tentare qualche sortita offensiva in più, ma la sostanza non cambia e il risultato non sarebbe stato diverso contro una corazzata così in vena.

Consideriamo l’Atalanta una squadra in grado di ambire a una classifica serena, di aggrapparsi magari ai dintorni della decima posizione e di sorprendere qualche big ogni tanto, ma Pinilla e compagni non possono sicuramente competere per lo scudetto e quindi rientra nella logica delle cose perdere in trasferta contro il team torinese che non poteva e non può assolutamente concedersi più il lusso di cedere punti nella sua complicata rincorsa al vertice. Soltanto una Juventus ancora convalescente avrebbe potuto concedere chance all’Atalanta. Con una Juve quasi al massimo anche un’Atalanta al massimo quasi nulla avrebbe potuto.

Ecco dunque che, più che rimpiangere quel che difficilmente poteva essere e non è stato, è ben più importante pensare alla prossima sfida di campionato, anche perché è a breve scadenza - mercoledì sera al Comunale di Bergamo va in scena il turno infrasettimanale - e perché l’Atalanta dovrà vedersela contro un’avversaria molto temibile come la Lazio che finora ha sempre vinto in casa e sofferto le pene dell’inferno in trasferta (due ko tremendi, 4-0 contro il Chievo e 5-0 contro il Napoli, e sberla anche contro il Sassuolo, 2-1 dopo l’unico acuto con il Verona in rimonta, 2-1 a favore) ma che ha le potenzialità tecniche per sbloccarsi anche in campo esterno. Giocatori come Felipe Anderson, reduce da una doppietta nel 3-0 al Torino, Klose, Candreva e Biglia sono di valore assoluto.

L’Atalanta dovrà resettare il ricordo della partita di domenica e rilanciarsi con le sue armi: compattezza e gioco in velocità da innaffiare con una performance di grande carattere e attenzione. I nerazzurri in casa non hanno mai tradito nel campionato in corso e la speranza è che continuino a offrire un rendimento ottimale. Dopo non aver praticamente mai attuato il turnover, Reja ha concesso a Torino 45’ di riposo a Gomez, che è stato l’unico a creare qualche grattacapo alla difesa bianconera quando è entrato nella ripresa. Gomez rientrerà dal 1’, ma probabilmente il tecnico friulano farà rifiatare qualcun altro. E vedremo se, anche cambiando qualche interprete, sarà un’Atalanta competitiva a grandi livelli.

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