Palazzo della Ragione
Eretto alla fine del secolo XII, il Palazzo aveva in origine la fronte rivolta verso piazza del Duomo (lato sud), ritmata dalle attuali quattro arcate, tre maggiori e una minore (ora nascosta dal pronao del Duomo). Contende con il Palazzo di Pavia il primato della più antica edificazione fra i broletti lombardi ancora esistenti. Nel corso del ‘400 si ribaltò la fronte verso piazza Vecchia (lato nord), si aprirono gli archi a pian terreno e si abbellì la nuova facciata con una finestra centrale trifora, poi sormontata da un leone di S. Marco, e con altre due trifore ai lati. Un rovinoso incendio, appiccato nel 1513 durante l’occupazione spagnola, costrinse il Comune a far eseguire qualche decennio più tardi un restauro globale dell’edificio che venne affidato all'architetto Pietro Isabello e al figlio Leonardo (1538 - 1554). Nel portico, già usato in età comunale per le udienze, si introdussero le quattro colonne toscane coperte da volte a crociera e al primo piano si realizzò un unico grandioso salone, detto “delle capriate”, avente come copertura un tetto a due falde, sostenuto da sette capriate in legno. Nel salone sono stati raccolti affreschi strappati da chiese e da edifici civili fra cui la Vergine col bambino e S. Giuseppe, proveniente dall'ex chiesa di S. Antonio in Borgo Palazzo (sec. XIII), le Storie di S. Maria Maddalena dall'ex chiesa della Maddalena in via S. Alessandro (sec.XIV), i frammenti dei Sette saggi dell’antichità dipinti da Donato Bramante nel 1477 sulla fronte del palazzo del Podestà veneto, la Giustizia tra i S.S.Alessandro e Vincenzo di F. Zanchi (1547), nonché la tela cinquecentesca di Alessandro Allori raffigurante la Cena degli apostoli. Al Salone, oggi adibito a sede di mostre e manifestazioni culturali, si accede mediante uno scalone quattrocentesco alle cui spalle, nel 1881, furono collocate numerose lapidi sepolcrali di illustri famiglie bergamasche, provenienti dall'ex monastero di S. Agostino. Con la caduta del dominio veneto (1797) il Palazzo, da cui vennero cancellate tutte le insegne e le decorazioni venete fra cui il leone di S. Marco (quello attuale risale al 1933), fu adibito dapprima a teatro, e dal 1843 fino al 1928 a sede della biblioteca cittadina. Sul pavimento del portico nel 1798 l’abate G. Albrici collocò, su ordine della Municipalità, un analemma (orologio solare indicante il mezzogiorno astronomico), inciso su lastra di marmo, restaurato nel 1982.