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Il Bunker

Nel luglio del 1939 la commissione per la difesa antiaerea progettò opere di protezione per la popolazione. Il territorio di Dalmine venne suddiviso in “settori di esodo”, in cui furono costruite trincee e ricoveri. Inoltre, nel 1943 si realizzarono due rifugi antiaerei: uno nel quartiere operaio “Garbagni”, con una capienza di circa 500 persone, e uno nel villaggio impiegati Leonardo Da Vinci, con una capienza di circa 360 persone.

Le gallerie destinate alla protezione delle persone erano collocate ad una profondità di circa 20 metri. La galleria del rifugio Garbagni misurava 60 metri, quello del Leonardo Da Vinci 45 metri. Ai ricoveri si accedeva attraverso una doppia entrata/uscita costituita da pozzi con scale a chiocciola. Le rampe erano dotate di corrimano e, ad intervalli regolari, un pianerottolo interrompeva la sequenza dei gradini. Le pareti, spesse 50 centimetri, erano in calcestruzzo non armato, rivestite internamente con mattoni forati e intonacati con malta di cemento per creare un’intercapedine isolante contro l’umidità e le infiltrazioni d’acqua.

Alle estremità delle gallerie si aprivano locali per il pronto soccorso, il personale di servizio, l’impianto di ventilazione e antigas. Lungo le pareti vi erano sostegni per panche destinate ai presenti. I servizi igienici erano in corrispondenza dei vani scala.
I ricoveri erano dotati di impianti per la ventilazione forzata. Un ventilatore aspiratore, azionato elettricamente, attraverso le tubazioni nel corpo centrale dei pozzi di scala, prelevava aria fresca dall’esterno e la diffondeva all’interno. In caso di mancanza di energia elettrica si sarebbe dovuto sopperire con la propulsione umana.
A questo scopo veniva impiegata la “bicicletta”, una struttura tubolare dotata di sellino, pedali e catena di trasmissione collegata al ventilatore.
Ogni ricovero era collegato telefonicamente con il centralino della Direzione dello Stabilimento per le comunicazioni con la centrale di allarme di Milano.
I due rifugi racchiudevano una progettazione con elevati standard di sicurezza oltre alle caratteristiche antibomba e antigas adottate, nell’eventualità di malfunzionamenti o danni, tutte le componenti più importanti delle strutture furono realizzate in doppio.
I ricoveri vennero usati più volte nel corso del conflitto.

Il 6 luglio 1944 i due ricoveri antiaerei non riuscirono a prestare la loro preziosa opera a favore dalla popolazione. Quel giorno, in occasione del tragico bombardamento che colpì il complesso industriale ed il territorio circostante, i rifugi restarono desolatamente vuoti perchè il segnale di allarme non venne diramato. I dipendenti dello stabilimento e la popolazione civile furono colti di sorpresa dalla pioggia di ordigni che cadde su di loro e nessuno, o quasi, fece in tempo a raggiungere le due strutture protettive se non ad attacco in corso o, più facilmente, ormai concluso.

Si registrarono:
– 278 vittime
– circa 800 feriti
– collo della produzione a 20.000 tonnellate (dopo le ulteriori incursioni nei primi mesi del 1945)

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Dalmine

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