Giullarate
Continuano gli eventi culturali della rassegna "C'è un tempo da scoprire": ospite di "ComicoTeatro" Lucia Vasini a 50 anni dal debutto del «Mistero Buffo», la suggestiva messa in scena di Dario Fo e Franca Rame.
Uno Spettacolo particolare, basato sul ritrovamento di testi antichi andati perduti e inventati dai giullari, da attori girovaghi spesso perseguitati dalle Autorità. L’unica traccia dei canovacci di scena e dei testi di tali “giullarate medievali” è rimasta nei racconti e annotazioni di qualche scrivano appassionato di teatro.
La carta era costosa e gli appunti venivano scritti sui bordi degli atti notarili. Essendoci poco spazio erano annotazioni sintetiche, con il titolo delle singole scene e poco più. Alla fine degli anni ‘60 alcuni docenti universitari chiesero a Dario Fo se riuscisse a capirci qualcosa. Dario li portò a casa per parlarne con Franca Rame. Lei, quando lesse le annotazioni medioevali, si rese subito conto che si riferivano a situazioni che aveva recitato da ragazza: canovacci con l’indicazione di trame e dialoghi appartenenti alla tradizione della Commedia dell’Arte che, nei secoli, avevano mantenuto quasi immutati gli stessi titoli.
Dal minuzioso lavoro di Franca Rame e Dario Fo nacque «Mistero Buffo» che debuttò in via sperimentale nell’ Aula Magna dell’ Università Statale di Milano. Il Teatro della città di Legnano non poteva che inaugurare la stagione con gli stupendi monologhi recitati da Franca Rame all’interno della raccolta di «Giullarate». Per questo omaggio a Franca, Jacopo Fo ha scritto ad hoc i prologhi per «Nascita di Eva», più lo storico monologo di «Maria sotto la croce». La scoperta del Gramelot e le musiche del repertorio della «Compagnia Teatrale Fo Rame» accompagnano lo spettatore nel viaggio fino ai giorni nostri, sul Mediterraneo, attraverso le parole di Shahriyar. In chiusura un pezzo comico, come recita il teatro popolare: «La Parpaja Topola». E una spettacolare Lucia Vasini, dall’inizio alla fine.
Il 2023 della cultura di Dalmine parte sì con le risate (quelle geniali di Debora Villa nello spettacolo “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere”) ma affronta temi importanti, essenziali per la “coscienza civile” di una comunità, con una proposta ricca e pensosa per la riflessione sulle tragedie del Novecento (lo sterminio degli Ebrei, quello degli Armeni, le violenze e l’esodo subiti dagli Italiani di Istria e Dalmazia) e il ritorno del Marzo in rosa, dedicato (con leggerezza e ironia) alle donne e organizzato a braccetto con l’Assessorato ai Servizi Sociali. Numerose davvero le iniziative dedicate ai più piccoli e alle loro famiglie, sia a Teatro (con altri due appuntamenti de La Magia delle Storie) che in Biblioteca, per educare alla bellezza dei racconti e all’incanto del palcoscenico. Quest’anno è poi quello del ritorno, attesissimo, di una tradizione bergamasca che a Dalmine ha segnato per anni l’identità della proposta culturale: la rassegna della commedia dialettale GregnaDàlmen, sospesa per troppo tempo a causa delle diffcoltà ad allestire gli spettacoli imposte dalla pandemia. Insomma, con leggerezza (ma solo apparente), la cultura di Dalmine è pronta per una nuova avventura.