Ai confini del visibile
Il Teatro Tascabile di Bergamo propone "Fiore di Tenebra. La Danza Butoh", un momento di approfondimento e riflessione sulla danza Butoh giapponese: inaugurazione della mostra fotografica “L’invisibile si fa danza” di Fabio Massimo Fioravanti.
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In occasione di Fiore di Tenebra. La Danza Butoh, l'iniziativa che il Teatro tascabile di Bergamo dedica alla danza Butoh Giapponese, domenica 23 febbraio alle 17, verrà inaugurata la mostra fotografica “L’invisibile si fa danza” di Fabio Massimo Fioravanti, un reportage di 40 fotografie realizzate negli anni 2016/2024 in Italia e in Giappone - di danzatori Butoh diversi per stile, generazione di appartenenza e nazionalità. Si va da Akira Kasai a Kan Katsura, da Ima Tenko a Atsouchi Tachenouchi, da Masami Yurabe a Fukurozaka Yasuo, da Reiji Kasai a Kentaro Kujirai, fino ai giovani Riko Murakami, Ken Iv, Cao Yuan e Du Yufang.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 24 febbraio a domenica 9 marzo.
A inaugurare la mostra l’incontro dal titolo “Ai confini del visibile: linguaggi, generazioni e immagini della danza butoh” con Fabio Massimo Fioravanti che dialogherà con Matteo Casari e Maria Pia D’Orazi - studiosi della cultura teatrale, coreutica e letteraria nipponica - sull’esperienza artistica del Butoh quale peculiare espressione di un patrimonio della cultura scenica orientale.
Iniziativa in collaborazione con il Dipartimento di Lettere, Filosofia, Comunicazione dell’Università degli studi di Bergamo.
La proiezione del film è gratuita. È consigliata la prenotazione cliccando qui.
Fiore di tenebra. La danza Butoh
È il primo appuntamento del 2025 di #tuoCarmine. progetto internazionale tra teatro, arte, architettura, vita che dal 21 febbraio al 9 marzo 2025, presso il Monastero del Carmine di Bergamo, inaugura il ciclo dei momenti di approfondimento e riflessione che il Teatro Tascabile dedicherà nel 2025, e nei prossimi anni a venire, alle differenti forme dell’arte, ai maestri teatrali del ‘900, al teatro di gruppo, al teatro e alla danza orientale e occidentale, alla letteratura, il cinema, le arti circensi, alla pedagogia e formazione dell’attore.
Oggetto del primo incontro è la danza Butoh, che nasce in Giappone alla fine degli anni ’50 come segno di rivolta, come contestazione della rigidità della tradizionale danza Noh, del teatro Kabuki e del balletto classico europeo, molto diffuso e amato in Giappone fin dall’inizio del secolo scorso. Le prime rappresentazioni dello stile generarono grande sconcerto e la critica fu assai aspra, fino a negare il Butoh come forma di danza. Così i suoi primi interpreti, incompresi ed emarginati in Giappone, furono costretti a emigrare in Occidente dove il Butoh fu accolto e metabolizzato negli anni ’80.
Considerata come una variante aggiornata del classicismo, per quanto celato sotto forme e movimenti più primitivi, consapevole della precarietà dell’umano nell’era atomica e della crescente disgregazione sociale, il Butoh ripudia l’idea occidentale del bello, “è il cadavere che vuole mettersi in piedi a tutti i costi” (Tatzumi Hijikata fondatore del Butoh).
È una danza interiore, poetica e meditativa, una danza che riassume in sè Oriente e Occidente, il cui scopo è togliere, arrivare all’essenziale, retrocedere e farsi strumento, attraverso un movimento che è un fluire continuo e armonioso di forme che non si fissano mai rigidamente, ma vivono una sempre nuova epifania nell’esperienza individuale di ciascun danzatore.
L'iniziativa è in collaborazione con UniBg. In programma incontri, conferenze, esposizioni, proiezioni e spettacoli con i performer Taketeru Kudo (Giappone) e Alessandra Cristiani (Italia), gli studiosi Matteo Casari, Maria Pia D’Orazi, Samantha Marenzi, Katja Centonze, Cristian Pallone e il fotografo Fabio Massimo Fioravanti.