L'usignolo della strada
Continua il Festival A levar l'ombra da terra con l'esibizione di Matilde Facheris, Giulia Bertasi.
Matilde Facheris | fisarmonica Giulia Bertasi
Edith Piaf: una donna fragile, minuta, tanto da guadagnarsi il nome d’arte di “passerotto” (questo il significato di “piaf” nel francese popolare); una donna minuscola con una voce portentosa dalle mille sfumature.
Edith Piaf: una donna che nasce sulla strada. Inizia a cantare a sette anni, per guadagnare qualche soldo, proprio per quelle vie di Parigi da lei tanto amate, e con il suo talento incredibile si salva dalla strada arrivando presto al successo internazionale e a una vita agiata e ricca.
Edith Piaf: una donna che però non dimentica la strada, la povera gente, i più umili. Una donna generosa. E’ lei, “la mecenate di Parigi”, a lanciare molti artisti suoi successori, fra i quali Yves Montand e Charles Aznavour; è lei che durante l’occupazione nazista continua a cantare con il tricolore alle spalle e prepara documenti falsi per far evadere i prigionieri francesi dai campi di concentramento ritagliando le foto scattate durante i suoi concerti; è lei che nasconde nella propria abitazione amici, compositori, abitazione nella quale già da tempo riunisce ogni sera grandi esponenti della cultura, dell’arte, della letteratura, della musica e della filosofia francese.
Edith Piaf: una donna piccola piccola schiacciata da dolori fisici (l’artrite reumatoide e altri dolori causati da diversi incidenti stradali) e dalla morfina usata per attutirli, che però non le impedirono mai di continuare a cantare le sue canzoni in tutto il mondo.
Edith Piaf: una vita della quale non rimpiangere nulla, una vita nella quale poter ricominciare ogni volta da capo, come canta una delle sue canzoni più famose: Non, rien de rien, non, je ne regrette rien…
in caso di pioggia Teatro dell'Oratorio, via A. Locatelli 3