L’amore vince
Erbamil porta in scena una storia individuale che si intreccia continuamente con quella di tutta una generazione travolta dalla dittatura e con la figura di Marlene Dietrich.
L’amore Vince, ispirato alla commedia scritta da Molière, “L’amore Medico”, narra della vicenda di Sganarelle e sua figlia Lucinde. All’inizio dell’opera Sganarelle cerca di risollevare di morale la figlia che pare essere entrata in uno stato di tristezza perenne. Quando il padre scopre che Lucinde si trova in quelle condizioni perché vuole sposare un giovane di nome Clitandre, va su tutte le furie e si rifiuta di acconsentire al matrimonio. A questo punto entra in scena l’arguta serva di casa, Lisette, che tende un tranello a Sganerelle: Lucinde finge di essere malata, e subito, il padre preoccupato si rivolge a un medico squinternato, il quale, annuncia che Lucinde è in fin di vita.
Clitandre e Lucinde tra travestimenti e inganni, arriveranno a convincere il padre Sganarelle che la figlia soffre di una terribile depressione e che solo un matrimonio potrebbe guarirla. Il finale è uno scoppiettante susseguirsi di rocambolesche scene in cui lo stesso pubblico potrà decidere, se gli attori glielo permetteranno, come far terminare la commedia.
L’opera originale di Molière fu rappresentata per la prima volta nel 1665 alla corte di Re luigi XIV. Si tratta di una rivisitazione della prima commedia di Molière, “Il medico Volante”. Non correva buon sangue tra Molière e i medici. O meglio, era il grande commediografo francese a dettare i ritmi del duello, serbando ed esacerbando nell’animo un pervicace sentimento di avversione contro i rappresentanti della categoria, da lui canzonati in quanto “ciarlatani e impostori”. In questo caso la compagnia di attori ha voluto ricondurre il testo scritto da Molière, alle vicende che legano i più famosi innamorati della storia: Piramo e Tisbe, Lancillotto e Ginevra, Tristano e Isotta, Filllide e Demofonte, Romeo e Giulietta.
Il ritorno a un teatro popolare, d’origine italiana qual è la commedia dell’arte, è un modo per restituire alla scena ciò che più si avvicina al sentire del pubblico: la storia di chi ha un sogno e non può acchiapparlo se non con caparbietà e determinazione fino a far sì che chi non crede si redima e si unisca al giubilo della felicità estatica finale, sapendo che l’amore vince sempre e comunque, anche nei finali più tragici. Un inno alla gioia ricco d’incidenti e possibilità, com’è la vita, che alla fine ci restituisce la risata con cui seppelliremo tutte le disgrazie. Un ballo liberatorio e rituale che inebria i commensali ospiti di questa cena ricca d’improvvisazione, ritmo, lazzi e scherzi.
Perché da teatro si possa uscire non solo con tormenti ma, pieni di stimoli e riflessioni anche se ci si è divertiti parecchio.