L'agenda di Mere
Lettura teatrale organizzata da Le Acque Compagnia Teatrale in programma questa sera presso Villa Meloncelli Seghezzi a Parre. Un'idea che nasce dopo decenni di sperimentazione in vari ambiti artistici, spirituali e filosofici.
L’idea nasce spontaneamente dopo decenni di sperimentazione in vari ambiti artistici, spirituali e filosofici. Offrire in un contesto di bellezza, un luogo accogliente dove ritrovarsi per avere una spinta condivisa verso la crescita e la riflessione, attraverso lo spirito e l’arte nelle sue molteplici forme. Contemplazione: insistenza prolungata dello sguardo o del pensiero su una fonte di meraviglia o di ammirazione.
“Mi sono occorsi ben 10 anni per leggere l’Agenda di Mère, un’opera appassionante, avvincente e rivoluzionaria, attraverso un mio cammino iniziato chissà quando e dove. Il passaggio successivo mi è sorto spontaneo, cercare di mettere in scena questi testi fondamentali ed illuminanti. Rappresentiamo questa lettura teatrale con grande emozione, con la speranza di portare un piccolo contributo con questo estratto, che va dal 1950 al 1956. Un primo studio di questo immenso lavoro di Mère, trascritto da Satprem nell’arco di due decenni. Dono questo lavoro, con infinito amore al Divino e a mio padre, co-autore della mia presa di coscienza e della mia svolta; con la speranza che possa essere di riflessione per tutti coloro che vorranno assistervi. Inoltre lo dedico a Yudi Cozzi che è stata l’ultima discepola accettata da Mère, ha lasciato il corpo il 24 luglio 2012: grazie per tutto quello che ci hai donato.”
Beatrice Meloncelli 31/07/2012
13 volumi, 6.000 pagine:
dal 1950 al 1973, in un linguaggio discorsivo che usa vecchie parole (ma a volte nuovissime)
per esprimere minimi, vertiginosi mutamenti, la viva voce di Mère racconta a Satprem, il suo testimone, una miriade di esperienze, un’esplorazione nella coscienza delle cellule del corpo. Assistiamo così alla scoperta di una mente cellulare
capace di ri-formare la condizione della materia umana e le leggi della specie: come un tempo i primi balbettii della mente pensante avevano trasformato le condizioni di una specie antropoide.
Un documento di evoluzione sperimentale, un interrogativo sul nostro futuro: dobbiamo rassegnarci all’angusta condizione umana che ovunque va facendosi sempre più invivibile, oppure può esserci un modo di vivere l’impensabile, di pensare a una “prossima specie”? Non siamo alla fine di una civiltà , ma alla fine di un ciclo evolutivo, ha detto Sri Aurobindo. Il vero problema del nostro tempo è forse quello di trovare in noi ciò che può sopravvivere.
“Nella zona più profonda del nostro essere, nel silenzio della contemplazione, una forza di luce inonda la nostra coscienza di vasta pace luminosa che domina ogni reazione meschina e ci prepara a quell’unione col Divino che è la ragion d’essere dell’esistenza individuale. Sicché, ragione e fine della vita non è la lotta e la sofferenza, bensì una realizzazione onnipotente e colma di gioia. Tutto il resto è dolorosa illusione.” (Mère)
regia ed adattamento di Beatrice Meloncelli
con Camilla Mangili