VajontS 23
Per celebrare i 60 anni dalla caduta della frana del Vajont, un'azione corale di teatro civile evento che coinvolgerà in contemporanea più di 100 teatri in tutta Italia.
Lunedì 9 ottobre 2023 sarà il 60esimo anniversario della caduta della frana del Vajont che costò la vita a 2000 persone. 25 anni fa Marco Paolini in televisione ne fece un grande racconto di memoria e denuncia sociale. Sono passati tanti anni ed è giunto il momento che quel canto di un uomo solo (il testo era scritto a quattro mani con Gabriele Vacis) diventi racconto corale per parlare dell’oggi, dire di noi e del nostro futuro. Nasce così VajontS 23, azione corale di teatro civile evento che coinvolgerà in contemporanea più di 100 teatri in tutta Italia in una azione scenica che lascerà posto al silenzio alle 22.39, l’ora in cui la montagna è franata nella diga.
L’obiettivo è un’azione di teatro civile che affronti la sfida della crisi climatica. L’acqua e la tragedia del Vajont diventano un punto di partenza per avviare “pratiche di prevenzione civile”.
La Fondazione Teatro Donizetti, nelle figure dei suoi direttori artistici, Francesco Micheli e Maria Grazia Panigada, ha aderito immediatamente alla chiamata di Marco Paolini e del Comitato promotore La Fabbrica del Mondo. La scelta è stata che la serata diventasse un momento condiviso del mondo teatrale bergamasco nel suo impegno non solo artistico, ma anche civile.
Insieme alla Fondazione Teatro Donizetti hanno generosamente deciso di partecipare le compagnie Erbamil, La Pulce, La Vecchia Sirena, Pandemonium Teatro, Teatro Caverna, Teatro del Vento, Teatro Piroscafo, Teatro Prova, TTB Teatro Tascabile Bergamo.
Il testo – riscritto da Marco Paolini e Marco Martinelli – diventa corale: sul palco del Teatro Sociale sedici attori, guidati da Silvia Briozzo e Caterina Scotti, ripercorreranno gli antefatti e le vicende di una tragedia che scosse l’Italia.
È una tragedia, quella del Vajont, che ci insegna cos’è la sottovalutazione di un rischio affrontato confidando sul calcolo dell’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili.
L’obiettivo è un’azione di teatro civile che affronti la sfida della crisi climatica. L’acqua e la tragedia del Vajont diventano un punto di partenza per avviare “pratiche di prevenzione civile”.
Lo spiega Marco Paolini che nei mesi scorsi ha chiamato a raccolta il teatro italiano: «I terremoti non sono ancora prevedibili, le alluvioni lo sono di più, così come la siccità. Il territorio italiano è antropicamente denso come un formicaio operoso e insaziabile. Mangiamo terra, consumiamo suolo e buona parte di quel suolo è a rischio idrogeologico. A ogni catastrofe sentiamo ripetere parole che non servono a impedirne altre. Noi non siamo scienziati, né ingegneri, né giudici. Ma sappiamo che il racconto attiva l’algoritmo più potente della nostra specie: i sentimenti, le emozioni. Leve che lasciano segni durevoli, leve che avvicinano chi è lontano. Sono la colla di un corpo sociale e ora ci servono per affrontare quel che ci aspetta. Non è difficile immaginare che ci saranno altre emergenze. E allora accanto alla Protezione Civile, ci serve una Prevenzione Civile. Un evento corale può dare sentimento al coraggio di affrontare la sfida delle conseguenze del riscaldamento climatico. Può dare sentimento alla ragione e alla saggezza di scegliere gli interventi da fare in base a un principio di tutela della vita, della salute, del bene comune, di riduzione del rischio».
VajontS 23 è un progetto di Marco Paolini per La Fabbrica del Mondo
realizzato da Jolefilm
in collaborazione con Fondazione Vajont