Soliloqui di Betlemme
Prosegue il programma di eventi presso la Sala Torriani al Fondaco del Sale: appuntamento con la lettura teatrale proposta da "Sipario- Il mio racconto", sul sacro evento. Con Giusi Bonacina, Alessandro Cuppini e Marco Foresti
È magico questo Natale che si potrebbe pure intitolare: attorno a Betlemme, nella notte sacra dell’anno. Sono nove soliloqui di persone ed animali. Sì anche questi ultimi hanno cuore e sentimenti e parlano dell’evento cui assistono, pur senza saperlo. Domina un’atmosfera incredula tra il prima ed il dopo del sacro evento.
Il primo è il Locandiere. Rifiuta l’ospitalità a Maria e Giuseppe che si sono presentati alla sua porta. Ha avuto l’impressione che fossero una coppia clandestina, per via della differenza d’età dei due. Pesa per lui, al primo sguardo, la loro condizione di povertà.
Lo stesso errore compie il Padrone della stalla cui i due pellegrini si sono rivolti per passare la notte. Solo che non ha avuto il coraggio di mandarli via e ha loro concesso un posticino accosto ad un bue e ad un asino. Il pastore rimasto indietro, perché vecchio, si è mosso in ritardo a visitare la stalla rispetto ai suoi amici. La levatrice, personaggio inventato fuori d’ogni tradizione, si lamenta ed impreca, perché è stata svegliata da Giuseppe nel cuore della notte. Ma è giunta quando ormai il bimbo è nato. Il bue e l’asino, il più vicino alla verità, confessa di non essere stato mai felice come quella sera. Il neonato non è davvero il figlio d’un uomo, ha sentito dire dai pastori che a loro è stato annunziata la nascita di un dio. Le pecore lasciate sole parlano della stoltezza dei pastori che le custodiscono di giorno e le abbandonano di notte. Il topo nel muro e il passerotto sul tetto si lamentano del trambusto di quella notte e di quella strana luce di sotto e di sopra. Il topo ha paura di uscire e sta morendo di fame, il passerotto non capisce cosa stia succedendo. È una notte speciale: l’umano e il divino si sono incontrati.
Siamo davanti ad una rivelazione straordinaria che mai l’umanità avrebbe potuto pensare di meritare. Ma l’autore non è ricorso a formule complicate di teologia, bensì a nove semplicissimi “soliloqui” che contengono lo stupore del mondo e della natura e il grande mistero della natività, presentato così nella sua essenzialità.
E’ dunque un Natale magico quello che ci propone Giovanni Papini, scrittore ribelle del Primo Novecento. I Soliloqui di Betlemme furono pubblicati per la prima volta nel 1935 sul Corriere della Sera.
(Tratto da una recensione di Gaetanina Sicari Ruffo)