Dopo l'esodo: da profughi a cittadini.
Ospite della «Fiera dei Librai» Giovanni Spinelli e il processo di integrazione di giuliani e dalmati nell’Italia del secondo Novecento, attraverso le vicende di Brescia.

Alla copiosa produzione storiografica degli ultimi cinque lustri su fenomeni e cause che generarono l’esodo di istriani, fiumani e dalmati non è ancora corrisposto sin qui, nell’insieme, un pari sforzo ricostruttivo e d’indagine dedicato al lungo, complesso e travagliato percorso di inserimento dei profughi adriatici nella società italiana del secondo dopoguerra: una dimensione dell’esperienza dell’esodo, questa, non meno interessante sotto il profilo storico, rispetto a quella dell’abbandono delle terre d’origine, e non meno viva nel bagaglio di memoria individuale e collettiva dei profughi. Questo volume si propone di contribuire a colmare in parte tale scarto. La ricerca ha assunto quale osservatorio privilegiato le vicende dei profughi dalla frontiera adriatica approdati fra la conclusione del conflitto e lo scorcio degli anni ’60 nella provincia di Brescia; si è tuttavia sforzato di tratteggiare anche le linee generali del fenomeno su scala nazionale: misure di prima assistenza, campi profughi, istituzioni preposte, strategie governative, legislazione specifica, politiche della casa e del lavoro, emigrazione transoceanica, assistenza a minori e anziani, istruzione, rapporti con le nuove realtà di insediamento, fra accoglienza e diffidenza, fra solidarietà e pregiudizio... sono solo alcuni degli aspetti trattati.
Dialoga con l’autore: Elena De Petroni, docente
L'ospite
Giovanni Spinelli (Torino, 1958) si è applicato in passato alla storia contemporanea di Brescia, pubblicando in periodici e volumi collettanei saggi su ferrovie e sanità . Ha poi speso interamente la sua vita professionale nell’ambito dell’istruzione, prima come insegnante e formatore e poi come dirigente scolastico, rivestendo anche vari incarichi di responsabilità negli organigrammi dell’amministrazione scolastica regionale e nazionale. Questo lavoro segna il suo ritorno alla ricerca. Figlio di un profugo zaratino, nella scelta del tema è stato guidato anche dalla volontà di collocare in un quadro di rigorosa ricostruzione e interpretazione storica il coacervo delle memorie famigliari e di restituire luce e voce ai tanti dalmati, fiumani e istriani della comunità in cui per molti anni ha vissuto: nelle intenzioni dell’autore, dunque, il volume si propone anche, idealmente, quale risarcimento, parziale e tardivo ma sentito, per il silenzio caduto per lungo tempo sulle travagliate vicende patite dai profughi adriatici.