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Martedì
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Aprile

C'è crisi

Un incontro incentrato sull'arte italiana e il femminismo negli anni 80', periodo ricco di trasformazioni sociali, con la storica dell'arte Angela Maderna.

EVENTO CONCLUSO

“L’altra metà dell’avanguardia 1910-1940. Pittrici e scultrici nei movimenti delle avanguardie storiche”, curata da Lea Vergine nel 1980, è una mostra che oggi chi non c’era potrebbe definire leggendaria per il modo in cui ha evidenziato e riscritto il tema della presenza femminile all’interno del sistema dell’arte.

Angela Maderna, storica dell’arte, nel saggio edito da Postmediabooks “L’altra metà dell’avanguardia quarant’anni dopo” ha provato a ricostruire il progetto ricollocandolo nel contesto sociale nazionale e nell’ambito del clima di rivendicazioni femministe degli anni Settanta, anche nel sistema dell’arte. Un’indagine che ha aperto la strada a una nuova ricerca, partendo da una domanda: cosa è successo dopo? Qual è stata la relazione tra arte italiana e femminismo negli anni Ottanta? Cosa stava cambiando rispetto al decennio precedente?
Negli anni Ottanta, infatti, l'Italia attraversava un periodo di trasformazioni culturali e politiche che si riflettevano profondamente anche nelle arti visive e nel movimento delle donne. Dopo il fervore delle lotte degli anni Settanta, caratterizzate in Italia soprattutto dallo scoperta e dalla rivendicazione della differenza sessuale come strumento di liberazione, gli anni Ottanta hanno segnato un momento diverso.

A livello sociale gli ultimi anni Settanta, segnati da un clima di violenza e tensione, avevano generato la disillusione e la disaffezione nei confronti delle ideologie, il movimento delle donne aveva smesso di essere un soggetto antagonista percepito come unitario e si facevano strada le diverse anime dei femminismi. Negli anni Ottanta infatti il femminismo non occupava più le piazze e le pagine dei giornali ma non si era arrestato, aveva preso diverse strade: da una parte era entrato a far parte delle istituzioni e le istanze erano soprattutto quelle della richiesta di parità, mentre il livello culturale conosceva una nuova fase di riflessione teorica, che guardava anche alla storia delle discipline rileggendole.

Anche sul fronte dei linguaggi artistici, in questo periodo, si tornava a guardare alla storia e a praticare le tecniche tradizionali di pittura e scultura. Dopo un decennio di azzeramento e smaterializzazione dell’oggetto, negli anni Ottanta gli artisti e le artiste delle nuove generazioni ricominciavano a dipingere e scolpire, in molti casi avvertendolo come un atto liberatorio rispetto alla rigidità del clima precedente. Le artiste, a differenza di molte colleghe della generazione precedente che negli anni Settanta avevano rivendicato uno spazio nel sistema, si allontanavano dal femminismo e diffidavano delle iniziative separatiste, chiedendo al contrario il confronto con gli artisti e la parità di trattamento rispetto ai colleghi.

Ripercorrere il rapporto tra arte italiana e femminismo negli anni Ottanta non è solo un esercizio storico, ma una chiave di lettura fondamentale per comprendere le dinamiche attuali. In un’epoca segnata da una nuova ondata femminista globale e da una crescente polarizzazione del dibattito pubblico, le lotte e le riflessioni di un’epoca precedente offrono strumenti preziosi per affrontare le sfide del presente.

Le artiste e in generale le donne di oggi, come quelle di ieri, si trovano a fronteggiare una fase delicata di trasformazione: quella di un sistema che tenta di normalizzare il dissenso e di un’industria culturale che lo fagocita. Conoscere il passato può aiutarci a trovare delle risposte su come gestire questo momento, che sembra avere molti elementi in comune con quella fase. Oggi proveremo a cercarle insieme.

In collaborazione con La Città delle Mille.

Foto di: Mariella Bettineschi

Informazioni

Prezzo: gratuito

Organizzatore

Data e Ora

Inizio: martedì 1 aprile 2025 19:00

Fine: martedì 1 aprile 2025 20:30

Giorni di apertura
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Luogo
Performatorio

Bergamo, via Nazario Sauro 3/a