Un Paese di resistenza
Un evento cinematografico da non perdere: dopo vent'anni di armonia, l'arresto del sindaco Domenico Lucano costringe Riace, piccolo paese di Calabria simbolo per l'accoglienza dei migranti, a un doloroso dilemma: resistere o scomparire?
La storia di Riace, paese di Calabria, si intreccia con quella di Domenico Lucano, per tutti Mimmo, oggi di nuovo sindaco. È la storia umana e politica, esemplare e dolorosa, di un paese e di un uomo che negli ultimi anni ha subito un ribaltamento del proprio racconto: da modello di accoglienza ad accuse di disegno criminale. Il film “Un paese di resistenza” di Shu Aiello e Catherine Catella spiega che non è così, che Riace porta con sé una storia di coraggio, scritta da chi ha perseguito l'utopia anche quando sembrava impossibile. Dopo la partecipazione a numerosi festival, italiani e francesi, il documentario arriva ora in sala a Bergamo in prima visione martedì 26 novembre, al cinema Lo schermo Bianco (via Daste e Spalenga 13), alle 21. Il film è prodotto da Bo Film (Italia), Les Films du Tambour de Soie (Francia), Dancing Dog Productions (Belgio), ed è distribuito in Italia da OpenDDB - Distribuzioni dal basso.
Riace, dunque, Calabria. Come molti villaggi dell'Italia meridionale ha sofferto a lungo di un massiccio processo di emigrazione. Nel 1998 un evento cambia per sempre la vita di questo borgo: una barca con 200 Curdi si arena sulla spiaggia e gli abitanti accorrono spontaneamente in loro aiuto. Da quel momento inizierà un'avventura straordinaria. Il paese torna a vivere, le case da tempo abbandonate furono riaperte, nei vicoli si sentirono di nuovo le risate dei bambini, Riace diventò il paese dell'accoglienza, il suo sindaco Mimmo Lucano un esempio da capire e seguire. Fino a quando, nell'ottobre 2018, l'ondata nazionalista che soffia sull'Italia (e l’Europa e nel mondo) colpisce questo modello: Lucano viene arrestato e allontanato dal suo paese. La vita di Riace cambia, è terreno elettorale simbolico, eppure il paese resiste, i suoi vecchi e nuovi abitanti non perdono la fiducia nel loro sindaco.
Alla dura condanna di primo grado per Domenico Lucano - che menzionava l’accusa di associazione a delinquere e reati tra cui falso e truffa - è seguito un netto alleggerimento nella sentenza di appello (che riduce a 1 anno e sei mesi la condanna, dai 13 anni e due mesi chiesti inizialmente), ma ancora oggi la sua vicenda giudiziaria si intreccia con quella politica istituzionale e governativa. Solo ultimo in ordine di tempo, la Corte dei Conti ha contestato a Lucano un danno erariale di oltre 530 mila euro, per fatti del 2011-12 (in un sistema di gestione di centri di accoglienza ideato e attuato dall’allora dirigente della Protezione civile della Regione Calabria), in quanto sindaco dell’epoca, pur senza prove di intese “truffaldine”. Labile rimane così il confine tra giustizia e strumentalizzazione: il caso di Riace ha rappresentato un modello antitetico a quello voluto e descritto, nero su bianco, da leggi emanate dal 2018 in poi, come i ddl Sicurezza - molto restringenti per le pratiche di accoglienza, in fase di voto ancora oggi in questa legislatura. Un modello che, cronaca alla mano, è valso d’altra parte elogi e meriti internazionali, e una nuova carica per Lucano, eletto di nuovo sindaco nel 2024 (come lo è stato ininterrottamente dal 2004 al 2018) dai cittadini di Riace e deputato nel Parlamento Europeo da quelli italiani della circoscrizione sud.
In tutte le proiezioni del tour, il film documentario sarà in sala con sottotitoli adatti a spettatori non udenti, realizzati dall’associazione FIADDA Emilia-Romagna, coordinamento di persone sorde e loro famiglie, che ha selezionato il film in occasione della partecipazione in concorso e in prima italiana al Biografilm Festival, grazie al contributo della Presidenza del Consiglio dei ministri – Ministro per le disabilità.