Dreamless night
Arriva alla GAMeC la mostra personale dell'artista e regista libanese Ali Cherri, con film, installazioni video, disegni e sculture, all'interno dell'ambito Unison, un'iniziativa della Fondazione In Between Art Film.
Dreamless Night è la mostra personale dell’artista e regista libanese Ali Cherri, vincitore del Leone d’Argento della Biennale d’Arte di Venezia 2022. La mostra, che sarà inaugurata a ottobre alla GAMeC per poi essere ospitata al Frac Bretagne da febbraio 2024, sarà la più ampia presentazione, sino ad oggi realizzata, della pratica multimediale di Ali Cherri, che comprende film, installazioni video, disegni e sculture.
A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, rispettivamente Direttore Artistico e Curatore di Fondazione In Between Art Film, Dreamless Night è il primo progetto espositivo lanciato nell’ambito di Unison, una nuova iniziativa biennale promossa dalla Fondazione per commissionare e produrre mostre dedicate alle immagini in movimento in collaborazione con istituzioni pubbliche italiane e internazionali. Lo Spazio Zero della GAMeC accoglierà The Watchman (2023), un’inedita opera video dell’artista commissionata e prodotta dalla Fondazione, che sarà presentata in questa occasione in forma di video installazione di grandi dimensioni. Nelle sale della GAMeC saranno inoltre presentati sculture e disegni inediti dell’artista, realizzati appositamente per la mostra, che si riferiscono agli elementi simbolici e ai personaggi del film, così come al paesaggio geografico e culturale di Cipro.
La pratica dell’artista porta alla luce le forme visibili e invisibili di violenza inscritte nel paesaggio per affrontare metaforicamente le dimensioni di violenza politica, socio-economica e culturale appartenenti alla sua storia. L’arte di Ali Cherri pone interrogativi urgenti sulle possibilità di rappresentare in modi inediti eventi traumatici e ostili, liberando al tempo stesso le potenzialità emancipatrici dell’immaginazione. In particolare, oscillando tra il genere documentaristico e quello poetico, i suoi film scrutano le caratteristiche di vasti paesaggi per rendere tangibile come la storia penetri nella dimensione geologica e in quella geografica: dagli strati di roccia rinvenuti in una necropoli neolitica negli Emirati Arabi Uniti (The Digger, 2015), al fango nei pressi della controversa diga di Merowe nel nord del Sudan (The Dam, 2022), fino alle linee di faglia attive che attraversano il Libano (The Disquiet, 2013). Questo aspetto della sua poetica trova un contraltare nella ricerca dell’artista nei campi dell’archeologia, del patrimonio culturale e della conservazione, oltre che nelle relative politiche di classificazione, dislocazione e display. In questo senso, paesaggi, corpi e manufatti antichi vengono presentati simultaneamente come testimoni di forme di distruzione e strumenti per immaginare diversamente il passato e il presente.