L’eredità politica e la vittima sacrificale
MONDO. E così il momento è arrivato: Joe Biden, dopo tre anni e mezzo di presidenza e due mesi di accorati inviti dai compagni di partito, abbandona la corsa per la rielezione.
MONDO. E così il momento è arrivato: Joe Biden, dopo tre anni e mezzo di presidenza e due mesi di accorati inviti dai compagni di partito, abbandona la corsa per la rielezione.
E due. Donald Trump vince largamente (nello Iowa aveva stravinto) anche le primarie repubblicane nel New Hampshire, si appresta a conquistare il Nevada, dove correrà da solo, e con ogni probabilità a vincere nella Carolina del Sud, dove pure Nikki Haley, l’unica rivale rimasta a contendergli la nomination, fu la prima donna governatrice dello Stato dal 2011 al 2017.
MONDO. Da qualche parte bisogna pur cominciare. Così il Partito repubblicano ha iniziato il processo di selezione del candidato per le presidenziali d’autunno dallo Iowa, uno Stato piccolo (3 milioni di abitanti), poco indicativo (per i democratici, solo nel 55% dei casi il candidato scelto dallo Iowa è poi stato il candidato effettivo, per i repubblicani solo nel 43%) e in questo periodo preso …
Qualunque documento segnato come «classificato». Qualunque informazione o comunicazione relativa a «sottrazione, conservazione o trasmissione di documenti relativi alla difesa nazionale o classificati». Qualunque documento del Governo o della presidenza creato tra il 20 gennaio 2017 e il 20 gennaio 2021 (la presidenza Trump, ndr). Qualunque prova consapevole di alterazione, distruzione o occultam…
Lui, Donald Trump, è sempre lì, a dire che l’elezione di un anno fa fu rubata, che Joe Biden è un usurpatore, che nel 2024 la farà vedere a tutti. E i suoi proclami qualche turbamento lo provocano, visto che Biden, per sconfiggerlo, dovette mettere insieme il più gran numero di voti (più di 80 milioni) della storia delle elezioni presidenziali americane. Magari ci penseranno i magistrati di New Y…
Donald Trump è il nuovo presidente degli Stati Uniti: l’annuncio arriva dalle agenzie stampa alle 8.32 ora italiana, e alle 8.49 Trump si presenta ai suoi elettori visibilmente commosso. Choc e delusione tra i sostenitori di Hillary Clinton al Javits Center.
Gli Stati Uniti scelgono il loro 45esimo presidente. Per la democratica Hillary Clinton e il repubblicano Donald Trump è il giorno della verità.
Donald Trump è ancora in corsa. Al termine del secondo dibattito tra i due candidati per la Casa Bianca del 2016, quello che secondo molti commentatori avrebbe dovuto sancire la volata finale della sua rivale Hillary Clinton, il magnate newyorchese ha invece ribadito che la sfida elettorale è ancora aperta.
Chi pensa che Hillary Clinton abbia già nuovamente un piede nella Casa Bianca farebbe bene a ricredersi, almeno fino a metà ottobre. Anche se l’ex first lady è in testa nei sondaggi, la storia delle Presidenziali insegna che la vittoria si ottiene solo «nell’ultimo miglio».
Il primo faccia a faccia tra Hillary Clinton e Donald Trump, principali candidati alla presidenza degli Stati Uniti, non si è concluso con un a vittoria schiacciante per uno dei due protagonisti.
Benedetta Russia, se non ci fosse bisognerebbe inventarla. È questo il mantra della presidenza Obama, anche adesso che si tratta di lanciare Hillary Clinton verso una presidenza che pareva garantita e, con grande sorpresa di tutti, viene ora messa in discussione da cavallo pazzo Trump.
«Nel 1971 ho incontrato una ragazza...». Accolto da un fiume di applausi Bill Clinton prende la parola per raccontare Hillary, la loro storia d’amore e cercare di far innamorare anche gli americani di sua moglie.
Quattro mesi fa, all’inizio della stagione delle primarie, nessuno – ma proprio nessuno – avrebbe immaginato né che l’outsider Trump avrebbe sbaragliato i rivali e ottenuto la certezza della nomination repubblicana molto prima della Convention del partito, né che Hillary Clinton sarebbe stata costretta a lottare fino all’ultimo per respingere l’assalto di un semisconosciuto senatore settantatreen…
Se, oggi, possiamo azzardare la previsione che, in novembre, sarà Hillary Clinton e non Donald Trump a diventare presidente degli Stati Uniti lo dobbiamo a chi, nel tentare il vaticinio, ha qualcosa da guadagnare e, soprattutto, da perdere: i bookmaker.