Porpora e rigore ma volto familiare
Era una sera d’estate del ’68 quando una Fiat 600 con a bordo una famiglia bergamasca ruggiva sulle strade polverose d’Abruzzo per raggiungere un palazzotto del centro di Chieti. Al volante un papà, al suo fianco una mamma, sui sedili, stipati dietro, tre bambini. Ero uno di questi, avevo 7 anni e tutti assieme andavamo da «monsignore»: Loris Capovilla noi lo abbiamo sempre chiamato così. L’anno …